DA LECCE A LECCE PASSANDO PER SANTA MARIA DI LEUCA
Peppe per me è come una cometa che tra Aprile e Maggio appare in cielo e devo seguire anche e soprattutto quando la notte è buia.
Questa volta propone il giro del tacco d'Italia partendo da Lecce e arrivando a Lecce una cosa che ho già fatto un paio di volte in passato, ma partendo da e arrivando a Gallipoli.
Al giro si uniscono Nino (ricordo sempre che insieme a loro due rischiai il congelamento sotto la neve dell'Alta Murgia) e Barbara una sua amica di Bari. Loro tre pedaleranno con un assetto più gravel, io con la bici da strada equipaggiata con la mia nuova borsa sotto sella (regalo di Ciccio, Lalla e Tiziana) e un bagaglio minimale con tanto di ciabatte d'ispirazione Alina Jager.
GIORNO UNO
Sabato mattina transfert in furgone verso Lecce dove incontriamo Nino e facciamo la conoscenza di Barbara e qualche minuto prima delle 10:00 iniziamo a pedalare...
Alt! Ho detto che Peppe è come una cometa. Guardare la sua scia è bellissimo ed emozionante però qualche volta si trasforma in un asteroide dall'orbita indecifrabile pronto alla collisione e alla devastazione del tuo delicato sistema solare.
Sfortunatamente ha dimenticato le scarpe per la bici a casa. Inizia a pedalare con le sneakers ma dopo pochissimo si rende conto che per oltre 200 km non potrà reggere.
Così dopo aver finalmente deciso il verso di percorrenza (dallo Jonio verso l'Adriatico) ci spostiamo verso un negozio di biciclette in centro a Lecce dove cambieremo i suoi pedali con gli attacchi con dei più comodi flat.
Ancora freddi e con un centro storico già ripieno di turisti, giriamo un po' a vuoto prima di imbroccare la direzione giusta.
Caffè e finalmente iniziamo a seguire la traccia verso Monteroni e poi Copertino. Il caos del centro di Lecce è già un ricordo e tolte alcune direttrici principali obbligate in cui il traffico è più presente, già nelle primissime vie secondarie che percorriamo la tranquillità e il silenzio sono predominanti nel frattempo scambiando le prime chiacchiere con Barbara che ci parla delle sue infinite attività ed avventure sportive capisco che non è finita qui per caso confermandomi ancora una volta che la determinazione di alcune donne è come un vento solare.
A Copertino facciamo la prima sosta turistica davanti al castello e poi riprendiamo a pedalare su una strada che ricordo di aver fatto al contrario dieci anni prima.
Quando organizza Peppe io non mi preoccupo di niente (ma la storia dice che sbaglio) e la memoria non mi tradisce, la strada è proprio quella e al km 27 circa inizia la strada bianca che devo percorrere con la mia Bianchi da strada per 3500 mt!
Ancora qualche strada secondaria e poi spuntiamo sulla provinciale che punta verso Porto Cesareo e il mar Jonio. Ad un panificio Peppe e Nino comprano delle puccette che mangiamo una volta arrivati sul lungomare.
La giornata è più ventilata del previsto ma si sta bene, seguendo la costa iniziamo a scendere verso la punta del tacco.
Sant'Isidoro e la Torre, la costa che da sabbiosa diventa frastagliata, alta e rocciosa, porto Selvaggio e il Fico d'India, Deprisa, deprisa, rumbo perdido Santa Caterina, Santa Maria al Bagno e in bicicletta ti accorgi dei piccoli grandi cambiamenti che ci sono stati in questi anni, una ciclabile inaspettata e un movimento turistico ancora discreto e sicuramente di qualità anche se dalla terrazza sul mare di un affollatissimo bar per l'aperitivo inizia ad echeggiare nella baia il reggae e mi ricordo della dicotomia che odio maggiormente... Quell'attimo di magia e di tanti ricordi bellissimi svanisce man mano che ci avviciniamo a Gallipoli.
Qui il Salento si è trasformato nel suo peggio. Da accoglienza diffusa e attenta in un turismo di massa superficiale arrogante e mediocre (questa la mia personale esperienza e punto di vista).
Nel centro storico in piena ora di pranzo camerieri davanti all'ingresso dei locali sono trasformati in strilloni d'altri tempi richiamando clienti nei locali, quasi tutto aperto, anche un negozio dedicato esclusivamente al Natale!
Lasciamo il centro e ci fermiamo in un chioschetto meno pretenzioso per una pizzetta e una birra, una e mezzo in verità.
Peppe è un amico da una vita, con Nino sono uscito qualche volta in bicicletta, Barbara la conosco solo da qualche ora, ma probabilmente quando si racconta del turismo lento e dolce in bicicletta non si parla abbastanza dell'effetto che questo può generare nei rapporti umani sgretolando in parte le barriere alimentando la fiducia e la confidenza, e al tavolino del chioschetto già ci stiamo raccontando vicendevolmente delle cose che a chi altro le diresti?
Con Gallipoli alle spalle e il mare costantemente a destra la pedalata diventa nuovamente tranquilla, il traffico è fortunatamente poco presente e il vento alle spalle.
Punta della Suina, Mancaversa, Torre Suda, Capilungo, corsie ciclabili qui e la ma la vera "figata" come direbbe qualcuno è quando all'improvviso si materializza una corsia tra la strada e il mare che sembra sospesa sulla costa... Circa quattro chilometri di assoluta estasi.
A Torre San Giovanni appena dopo il relitto fantasma ci fermiamo al Vespera un bellissimo localino affacciato sul mare dove rimbomba musica degna di un after hours, prendiamo un ottimo caffè leccese, il più buono che io abbia mai bevuto!!
Per andare a visionare uno spot per il kite, Peppe mi fa fare altro sterrato ed un tratto sabbioso tra i bacini di Torre San Giovanni.
Ripresa la litoranea non la lascio più, anche quando più avanti la traccia riporta verso il mare su strade meno affidabili lascio i miei compagni di viaggio, godersi anche il fuori pista, ricongiungendomi più avanti.
A Torre Vado la strada torna ad affiancare nuovamente la costa che perde il suo aspetto sabbioso da "Maldive" per tornare ad incresparsi con le rocce e le scogliere iniziando a regalarci dei panorami da punti più privilegiati.
A Punta Ristola ecco il faro troneggiare sul Capo di Leuca e a segnare la fine della nostra prima giornata di viaggio.
Mentre facciamo una foto sul Lungomare la musica che arriva dalla cassa bluetooth di due ragazzi africani mi suggestiona fino al punto di cercarla con google.
Io e Peppe andiamo a prendere le chiavi dell'appartamento, e poi raggiungiamo Nino e Barbara che nel frattempo si sono allungati in cima.
Brindiamo tutti con una birra e qualche foto prima di rientrare in appartamento, fare una doccia e andare a cena.
TRIP ADVISOR E PRENOTAZIONI
Peppe ha tantissime qualità e in questa avventura gli riconosco anche quella di leggere tra le righe delle recensioni su internet.
Così riesce ad isolare tre o quattro locali per la sera e senza dire oltre per non incappare in un ammonimento del codacons dopo qualche ora siamo a cena in uno di questi!
A tavola si riconferma invece la mia teoria che la bicicletta instaura dei rapporti privilegiati e ci ritroviamo ancora a raccontarci delle nostre vite, delle preoccupazioni e delle aspettative di genitori.
La cena non smentisce le recensioni che Peppe aveva contrassegnato come le più attendibili.
Sul lungomare una cover band dei Pink Floyd, ma la digestione e la stanchezza fanno sentire maggiormente il freddo, torniamo all'appartamento.
GIORNO DUE
Non dormo benissimo, e mi sveglio presto. Ho il tempo di praticare quasi un'ora di Yoga davanti al primissimo sole mentre gli altri ancora non si vedono.
Alle 08:00 lasciamo l'appartamento e ci fermiamo in un bar per fare colazione. Poi ci aspetta nuovamente la risalita del capo per immetterci sulla litoranea adriatica in direzione Lecce.
La costa alta regala delle inquadrature meravigliose. Il traffico di prima mattina è praticamente assente e con un passo lento e rilassato riusciamo a goderci la vista metro dopo metro.
Incrociamo molti più ciclisti rispetto a ieri. Piccola sosta al Ciolo per un altro caffè, atmosfera rovinata all'istante dalla solita reggae music di prima mattina.
Proseguiamo lungo la costa alternando punti di assoluto niente a piccole concentrazioni abitative fino a scendere a Tricase Porto.
La giornata è decisamente più calda di ieri.
Marina di Andrano e la Cala dell'Acquaviva prima di arrivare a Castro dove la confusione è maggiore e iniziano ad essere molto più presenti i motociclisti a fine giornata saranno tantissimi, di ogni specie e cilindrata, un po' come i ciclisti, ma molto più rumorosi!
Da Castro a Porto Miggiano ancora una costa bellissima, poi ci fermiamo nel porticciolo scavato tra la roccia prima di Santa Cesare Terme dove le moto sono davvero un'infinità il tutto sotto lo sguardo annoiato di due vigili urbani.
Il tratto di costa che segue è decisamente il più primordiale, niente di niente per 5 km di assoluta bellezza.
A Porto Badisco ci fermiamo per pranzare, in un bar oltre a preparare panini all'istante troviamo anche dei piatti più sfiziosi.
Anche il tratto fino a Punta Palascìa è molto suggestivo, più di come lo ricordavo.
La folla nei dintorni del faro è considerevole e la strada per noi in bicicletta impossibile.
Nei giorni di preparazione del week end avevo chiesto di fermarci alla cava di bauxite che non avevo mai visto.
Così arrivati all'imbocco dello sterrato faccio cambio bicicletta con Peppe che aspetta sulla strada insieme a Nino mentre io e Barbara schivando le macchine in fila sullo sterrato arriviamo sul bordo della cava.
Bellissima. Non delude le mie aspettative!
In pochissimo siamo ad Otranto che straborda di gente. Quasi impossibile muoversi.
Da qui in poi per me inizia un viaggio nuovo, perché con la bicicletta non ci sono mai stato. Pedaliamo quasi esclusivamente lungo la provinciale, che però è abbastanza tranquilla, i laghi di Alimini, Frassanito, Torre dell'Orso. Poi la costa diventa più simile alla nostra, i centri urbani si alternano, meno caratteristici, più invasivi e la pedalata inizia il suo tratto finale.
Il percorso ciclabile all'interno del Parco delle Cesine però ripaga a pieno.
Svoltiamo verso Lecce all'altezza dell'aeroporto Lepore, probabilmente in stato di abbandono.
La strada prosegue piana e tortuosa verso il centro abitato tagliando una campagna caldissima e vuota. Passiamo sopra la tangenziale e dopo un paio di chilometri siamo alle macchine.
Per il meritato rinfresco Peppe consulta al volo google e ci porta (malgrado il mio scetticismo) in un chioschetto al centro di un parco comunale di Merine davvero bello.
Il resto è classico, birre che rinfrescano e chiacchiere che parlano già delle prossime avventure... Da soli, insieme, con altre persone... L'importante è non fermarsi mai, i piedi nella realtà di tutti i giorni e la testa tra le nuvole perché quando passa la cometa la devi seguire perché alla fine nasce sempre qualcosa di bello.
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