S-UP-ER SOLO

L'intenzione era quella di salire, salire il più possibile!
Pedalo da solo e per questo motivo ancora il sabato sera non ho capito di preciso dove, in Basilicata sicuramente, ma devo decidere quanta strada voglio fare in macchina e quanto caldo prendere in bicicletta.
Quando domenica mattina mi sveglio ancora prima del solito metto tutto definitivamente a fuoco.
Pietrapertosa... Ma questa volta come salita finale, prima l'inedita, per me, salita di Campomaggiore seguita dalla scalata al Monte Croccia tre salite che praticamente partono tutte dallo stesso punto, sotto al km 25+200 della Basentana dove ho parcheggiato la macchina.
Inizio a pedalare alle 07:30 l'aria è fresca e la salita per Campomaggiore immediata, tornanti in rapida successione e man mano che salgo il profilo delle Dolomiti Lucane perde l'ingombro visivo del traliccio dell'alta tensione.
Lunga la mia salita incrocio due ciclisti, solo in serata scoprirò che uno dei due è un mio compagno di chat e del Team Bike Matera. Perdonami Francesco TT, colpa delle relazioni a distanza!!
Campomaggiore a prima mattina sembra abbastanza desolata... vado alla ricerca di un bar per un caffè.
Scarto il primo che incontro, troppo tetro, mi allungo per il centro su un pavé niente male e mi fermo all'angolo tra il comune e la chiesa.
Ad una coppia che trovo per strada chiedo informazioni su come raggiungere Campomaggiore Vecchio ... Ma la certezza di non trovarla aperta mi fa desistere dal raggiugerla e scelgo di allungarmi lungo la strada solo per qualche chilometro e poterla solo intravedere da lontano.
Campomaggiore Città dell'Utopia sarà per la prossima volta, per oggi Campomaggiore città dei cani randagi, almeno una decina beccati sulla strada del rientro al paese nuovo, per fortuna tutti solo tanto rumorosi.
Come di consuetudine la discesa la impiego per fare le foto pensate durante la salita, anche se non tutte realizzabili e mentre sono fermo ad un tornante passa, scendendo anche lui, il terzo ed ultimo ciclista trovato per strada oggi!
Il tempo di attraversare il Basento e subito la strada ricomincia a salire verso il Parco di Gallipoli Cognato. I primi due chilometri, causa lavori stradali, sono pessimi, polvere, breccia ed avvallamenti, da memorizzare per il ritorno. Finita l'area di cantiere la strada si immerge nel silenzio e nelle ombre del bosco. La temperatura è fantastica. Le campane delle podoliche sono una costante insieme ai grossi monoliti rocciosi che impreziosiscono come smeraldi muschiati la bellezza del bosco.
Mi prendo una pausa in corrispondenza del centro informazioni per mangiare qualcosina e familiarizzare con delle vacche lungo il ciglio della strada.
Riprendo la strada verso la cima del Croccia. Sempre più immerso nella natura, contrariamente a quello che dicono le gambe, sono costretto a fermarmi prima del cartello 18% per una massiccia somministrazione di Autan per contrastare l'assalto delle mosche che evidentemente dopo una certa quota diventano insopportabili. 
Dal cartello in poi, superando solo un paio di sbandate riesco ad arrivare in cima e solo dopo a staccarmi dai pedali, la soddisfazione è talmente grande che scompare la fatica con tutte le mosche.
Discesa con fermata alla fontana dell'oasi faunistica del Daino e del Cervo.
Una famiglia, barese dall'accento, è intenta a prepararsi il pic nic con tanto di fuoco acceso in un angolo. M'invitano anche a restare... Ma il richiamo della strada è più forte del loro elenco di carne pronta per essere arrostita.
La discesa fatta sempre con calma e quando la strada esce definitivamente dal bosco la temperatura è ormai "precipitata" verso l'alto.
Fa un caldo pazzesco e l'ultima salita verso Pietrapertosa è anche la meno coperta dalla vegetazione, ma è anche l'unica che mi permette una rigenerante e fresca sosta in qualche posto sicuramente aperto per merito dell'hipe turistico della località. Nel giro di una ventina di minuti conto già più macchine di quante contate nelle precedenti quattro ore, comunque sempre in un numero ridicolo rispetto ad una normale domenica in bicicletta da qualsiasi parte intorno a casa.
La somma dei metri di dislivello ed il caldo si fanno sentire. 
Due tornanti sotto l'arrivo del volo dell'angelo mi devo fermare per mangiare con calma.
Riprendo a pedalare con nuova energia, tanto che una volta entrato in paese non mi fermo puntando ancora più su, verso il campo di calcio per raggiungere i 1700 mt di dislivello totale sul Garmin.
Poi finalmente torno indietro e mi accomodo sotto la veranda del solito bar per una coca, un pezzo di focaccia e un birra.
Le fatiche sono finite, il caldo in progressivo aumento mi fa anche desistere dalla classica deviazione lungo la gola per Castel Mezzano, quindi me la prendo comoda cazzeggiando un po' all'interno dei vicoletti. Un gentilissimo ragazzo con il gilet fluorescente del comune, malgrado l'orario e la fine del suo turno mi fa praticamente entrare a forza nella Chiesa Madre di San Giacomo Maggiore, un occhio all'interno e l'altro alla bici abbandonata fuori, l'inconfondibile stile romanico con le massicce pareti in muratura e il soffitto sorretto da travoni di legno. Libero il ragazzo che però ci tiene a consigliarmi la visita al castello... In cima allo sperone di roccia, gli dico che l'ho già visto un'altra volta, ma lui insiste, malgrado la scarpinata che dovrei fare con la bicicletta al seguito (e che ho già fatto l'altra volta!!)
La fontana che avevo adocchiato all'ingresso del paese è senz'acqua... Non ho voglia di tornare al bar, mi farò bastare la borraccia e la mezza bottiglia in macchina.
In discesa l'aria calda è come quella del fon.
Per fortuna la macchina è al fresco, il tempo di cambiarmi completamente per rientrare verso Taranto. 
65 km, praticamente metà in salita e l'altra metà in discesa per 1750 mt di dislivello complessivo.
Una giornata decisamente impegnativa che non poteva che chiudersi, visto il passaggio obbligato con un tuffo rigenerante al fiume Tara.










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