BRNLD SOTTO PRESSIONE
Mi sbatto per due settimane, preparando il percorso, cazzeggiando con le immagini e le parole cercando di tirare dentro la mia pedalata il maggior numero di persone possibili, stampo planimetrie, focalizzo sui punti d'interesse attraversati e poi ...
Poi partiamo da Taranto solo io ed Ezio, lasciamo Taranto alle 06:30 che già fa un caldo tropicale, lungo la statale Jonica e poi per un tratto di Basentana arriviamo a Bernalda, il tempo di prepararsi e dieci minuti alle 08:00 siamo in bicicletta.
Il clima è più ventilato, ma è solo un attimo. Ci allontaniamo da Bernalda attraversando campi coltivati e gole folte di vegetazione, passiamo sotto le immancabili pale eoliche e dopo una dozzina di chilometri iniziamo a scendere verso il fondo valle del Bradano.
A questo punto mi accorgo di aver sbagliato strada, e dobbiamo raggiungere il bivio di Montescaglioso percorrendo la SP 380.
Il caldo è davvero impressionante e nonostante l'inconveniente il mio morale è alto e le gambe spingono, arriviamo sotto Montescaglioso e decidiamo di non salire e risparmiarci per Pomarico.
A questo punto rientriamo nel tragitto originale e deviamo su una stradina laterale, dove troviamo anche una fontanella per rabboccare le borracce.
Il ponte sopra il Bradano lo attraversiamo a piedi per le condizioni pessime del fondo, ma poi la strada riprende grigia e silenziosa che tortuosa serpeggia in campi gialli di grano che profuma d'inferno bollente. Passiamo sotto la SP ed iniziamo lentamente a salire verso Pomarico.
Alla nostra sinistra una mietitrebbiatrice ondeggia sui campi, e dopo una leggera curva a sinistra ci troviamo i tornanti che portano verso Pomarico, detti anche Piccolo Stelvio.
Non ho mai affrontato una strada del genere, le pendenze sono regolari e si sale senza troppa fatica e per sei volte inverti la direzione alzando sempre di più il punto di osservazione sotto la strada sottostante che come un nastro resta steso dietro le ruote della bicicletta.
Non riesco a fotografare Ezio che rimane dietro ma mai troppo per essere inquadrato dal tornante che lo sovrasta. Mi fermo sulla sommità (anche se la strada continuerà a salire ancora e ancora prima di Pomarico) per godermi il panorama sotto di me, Ezio passa e va avanti.
Dopo qualche minuto riprendo anch'io e trovo Ezio fermo all'ombra di un albero che armeggia vicino al contachilometri, vado avanti e prima di sparire dietro la curva mi fermo e lo aspetto ... Ma l'attesa inizia a diventare lunga, bevo, ho fatto le foto ... Che cazzo sta facendo?
Torno indietro, è ancora alle prese con il contachilometri, che lo aiuto a sistemare alla meno peggio.
Passano tre ciclisti che stanno scendendo, il primo dice "Ca la salit angor da comingiar!" il terzo ci chiede se è tutto OK? Gli dico di si e i tre spariscono dietro la curva. A questo punto Ezio molla la bicicletta e mi dice che qualcosa non va come dovrebbe.
Si appoggia al muro lungo la strada e sorseggia dalla borraccia.
Lascio anch'io la bicicletta ed inizio a nutrire dei forti sospetti, guardandolo con la coda dell'occhio!
Il braccio con la borraccia gli cade lungo il corpo e la testa si piega di lato ... cazzo, Ezio perde conoscenza. Riesco a mettermi davanti a lui e lo prendo tra le mie braccia prima che le ginocchia lo mollino, riesco a sederlo per terra, gli apro la divisa, gli parlo e per fortuna è già tornato cosciente, anche se risponde svarionato.
Si sdraia e lo annaffio con le mie borracce.
Lui pian piano si riprende, io nel frattempo realizzo tutto quello che è successo e penso a come non mi sono cagato nel fondello!
In quel momento chiama la moglie di Ezio che con un Sesto Senso da brividi inizia a chiedere se va tutto bene, Ezio tiene botta, ovviamente per non far inutilmente preoccupare la moglie a distanza, ma la sua voce credo che non lasci molti dubbi.
A questo punto cosa fare? Continuare a salire per Pomarico e poi proseguire verso i calanchi sarebbe un suicidio, anche il tornare indietro non è privo di rischi, si potrebbe chiamare un taxi (?!!) o lascio Ezio sotto l'albero come una pera cotta e vado a riprendere l'auto per poi recuperarlo?
Alla fine Ezio mi rassicura sulla sua condizione e decidiamo di tornare indietro, ovviamente lo controllo di continuo, anche a sua insaputa, riesce però a tornare a Bernalda pedalando, al primo bar prendiamo una bottiglia di acqua fresca. Il mood non è al massimo e anche se arriviamo alla piazza del castello, lui non se la sente di andare a vedere neanche i torrioni, a questo punto prendiamo definitivamente la via per l'auto dove ci disfiamo dei nostri panni da ciclisti.
Sono circa le 12:30 è il caldo è davvero tremendo. Malgrado tutto non rinunciamo ad una birra accompagnandola con i panini che ci sono rimasti.
Naturalmente di bagno a Metaponto, visita alle tavole Palatine neanche a parlarne.
Riprendiamo la via di casa.
Sono sempre deluso quando non riesco a concludere un percorso preparato per tanto tempo, quando non riesco a vedere le cose che avevo intravisto dalle foto satellitari, quando ancora una volta devo arrestare la mia pedalata alle porte di Pomarico ...
Ma ci sono cose molto più importanti di tutto questo, pedalare è una cosa seria. Una responsabilità, sapersi fermare, anche quando stai a mille per aiutare un amico è come andare ancora più avanti:
La bicicletta ti permette di volare, pur rimanendo per terra, senza l'aiuto di astronavi.
La bicicletta ti permette di guardare le cose da una prospettiva diversa.
La bicicletta ti fa conoscere meglio le persone, ti sbatte in faccia i tuoi limiti ed amplifica al massimo i tuoi valori.
Questa è la vita e noi prima che ciclisti siamo uomini.
Poi partiamo da Taranto solo io ed Ezio, lasciamo Taranto alle 06:30 che già fa un caldo tropicale, lungo la statale Jonica e poi per un tratto di Basentana arriviamo a Bernalda, il tempo di prepararsi e dieci minuti alle 08:00 siamo in bicicletta.
Il clima è più ventilato, ma è solo un attimo. Ci allontaniamo da Bernalda attraversando campi coltivati e gole folte di vegetazione, passiamo sotto le immancabili pale eoliche e dopo una dozzina di chilometri iniziamo a scendere verso il fondo valle del Bradano.
A questo punto mi accorgo di aver sbagliato strada, e dobbiamo raggiungere il bivio di Montescaglioso percorrendo la SP 380.
Il caldo è davvero impressionante e nonostante l'inconveniente il mio morale è alto e le gambe spingono, arriviamo sotto Montescaglioso e decidiamo di non salire e risparmiarci per Pomarico.
A questo punto rientriamo nel tragitto originale e deviamo su una stradina laterale, dove troviamo anche una fontanella per rabboccare le borracce.
Il ponte sopra il Bradano lo attraversiamo a piedi per le condizioni pessime del fondo, ma poi la strada riprende grigia e silenziosa che tortuosa serpeggia in campi gialli di grano che profuma d'inferno bollente. Passiamo sotto la SP ed iniziamo lentamente a salire verso Pomarico.
Alla nostra sinistra una mietitrebbiatrice ondeggia sui campi, e dopo una leggera curva a sinistra ci troviamo i tornanti che portano verso Pomarico, detti anche Piccolo Stelvio.
Non ho mai affrontato una strada del genere, le pendenze sono regolari e si sale senza troppa fatica e per sei volte inverti la direzione alzando sempre di più il punto di osservazione sotto la strada sottostante che come un nastro resta steso dietro le ruote della bicicletta.
Non riesco a fotografare Ezio che rimane dietro ma mai troppo per essere inquadrato dal tornante che lo sovrasta. Mi fermo sulla sommità (anche se la strada continuerà a salire ancora e ancora prima di Pomarico) per godermi il panorama sotto di me, Ezio passa e va avanti.
Dopo qualche minuto riprendo anch'io e trovo Ezio fermo all'ombra di un albero che armeggia vicino al contachilometri, vado avanti e prima di sparire dietro la curva mi fermo e lo aspetto ... Ma l'attesa inizia a diventare lunga, bevo, ho fatto le foto ... Che cazzo sta facendo?
Torno indietro, è ancora alle prese con il contachilometri, che lo aiuto a sistemare alla meno peggio.
Passano tre ciclisti che stanno scendendo, il primo dice "Ca la salit angor da comingiar!" il terzo ci chiede se è tutto OK? Gli dico di si e i tre spariscono dietro la curva. A questo punto Ezio molla la bicicletta e mi dice che qualcosa non va come dovrebbe.
Si appoggia al muro lungo la strada e sorseggia dalla borraccia.
Lascio anch'io la bicicletta ed inizio a nutrire dei forti sospetti, guardandolo con la coda dell'occhio!
Il braccio con la borraccia gli cade lungo il corpo e la testa si piega di lato ... cazzo, Ezio perde conoscenza. Riesco a mettermi davanti a lui e lo prendo tra le mie braccia prima che le ginocchia lo mollino, riesco a sederlo per terra, gli apro la divisa, gli parlo e per fortuna è già tornato cosciente, anche se risponde svarionato.
Si sdraia e lo annaffio con le mie borracce.
Lui pian piano si riprende, io nel frattempo realizzo tutto quello che è successo e penso a come non mi sono cagato nel fondello!
In quel momento chiama la moglie di Ezio che con un Sesto Senso da brividi inizia a chiedere se va tutto bene, Ezio tiene botta, ovviamente per non far inutilmente preoccupare la moglie a distanza, ma la sua voce credo che non lasci molti dubbi.
A questo punto cosa fare? Continuare a salire per Pomarico e poi proseguire verso i calanchi sarebbe un suicidio, anche il tornare indietro non è privo di rischi, si potrebbe chiamare un taxi (?!!) o lascio Ezio sotto l'albero come una pera cotta e vado a riprendere l'auto per poi recuperarlo?
Alla fine Ezio mi rassicura sulla sua condizione e decidiamo di tornare indietro, ovviamente lo controllo di continuo, anche a sua insaputa, riesce però a tornare a Bernalda pedalando, al primo bar prendiamo una bottiglia di acqua fresca. Il mood non è al massimo e anche se arriviamo alla piazza del castello, lui non se la sente di andare a vedere neanche i torrioni, a questo punto prendiamo definitivamente la via per l'auto dove ci disfiamo dei nostri panni da ciclisti.
Sono circa le 12:30 è il caldo è davvero tremendo. Malgrado tutto non rinunciamo ad una birra accompagnandola con i panini che ci sono rimasti.
Naturalmente di bagno a Metaponto, visita alle tavole Palatine neanche a parlarne.
Riprendiamo la via di casa.
Sono sempre deluso quando non riesco a concludere un percorso preparato per tanto tempo, quando non riesco a vedere le cose che avevo intravisto dalle foto satellitari, quando ancora una volta devo arrestare la mia pedalata alle porte di Pomarico ...
Ma ci sono cose molto più importanti di tutto questo, pedalare è una cosa seria. Una responsabilità, sapersi fermare, anche quando stai a mille per aiutare un amico è come andare ancora più avanti:
La bicicletta ti permette di volare, pur rimanendo per terra, senza l'aiuto di astronavi.
La bicicletta ti permette di guardare le cose da una prospettiva diversa.
La bicicletta ti fa conoscere meglio le persone, ti sbatte in faccia i tuoi limiti ed amplifica al massimo i tuoi valori.
Questa è la vita e noi prima che ciclisti siamo uomini.
come una nave in una foresta |
l'ombra scivola via |
tutto fermo al sole |
stiamo bene, ma siamo in discesa |
attraverso i campi infuocati |
si fa bello, dice che ha tanto grano alle spalle |
la Mietitrice sta arrivando |
il Piccolo Stelvio |
serbatoio Acquedotto Val dell'Agri |
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