OGGI NON E' VERDE COME IERI - MURGIA
Oggi avevo programmato di andare, con la mia bicicletta a Ceglie Messapica, ma quando suona la sveglia e metto la testa fuori dalla porta finestra della cucina il tempo non è come me lo aspettavo.
Grigio, vento e sembra dover piovere da un momento all'altro.
Resto qualche minuto seduto pensando a cosa fare, per un attimo mi balena in testa anche di rinunciare all'uscita e tornare a letto visto che non sono ancora le 06:00.
Faccio colazione con calma e decido di non andarci più, avevo immaginato tutto in maniera diversa, e opto per una pedalata senza troppo stress ed apprensione rimanendo nelle vicinanze.
Con il verde dei campi come costante, pedalo per una cinquantina di chilometri, venendo sorpreso dalla pioggia solo mentre sono a Lama e sto ormai tornando a casa.
Cambiare programmi non è mai semplice, soprattutto per me, ma fortunatamente i 115 km fatti ieri sono stati una valida motivazione.
A dirla tutta ieri avrei dovuto pedalare poco per tenere la gamba ma poi come spesso accade, un chilometro tira l'altro e complice anche il bel tempo ho fatto molto di più di quanto mi sarei aspettato.
Sono risalito verso Statte per fermarmi a Crispiano per un caffè e iniziare la risalita delle Voccole.
Dopo lo stop e i rulli, e l'overdose di mare della prima uscita, quello che ancora mi mancava era la natura della Murgia, che durante il lockdown, restava immobile ed irraggiungibile dietro lo skyline di Taranto.
Fa ancora freschetto, e per fortuna ho portato con me la giacchetta, nei campi ai margini della strada che risale la Murgia, la mandria di Vacche, poi le capre dall'altro lato e infine di nuovo sul lato opposto cavalli neri con il campanaccio al collo.
Salgo con calma, inebriandomi dei profumi e inserendo nelle pieghe della memoria la vista che pian piano cambia con l'aumentare della quota.
Taranto è lontana dall'altro lato ed è come aver varcato la superficie di uno specchio passando dall'altra parte.
In cima un profondo respiro, un'ultimo sguardo e poi riprendo a pedalare fino al bivio per Martina Franca, passo sotto i ripetitori della televisione per poi scendere e risalire da Pilano.
L'atmosfera all'interno del bosco è meravigliosa, rumori che sembrano più acuti e i raggi del sole che filtrano infiammando l'aria, incrocio diversi ciclisti e per la prima volta anche tre ragazze che corrono.
Quando sono nuovamente su giro verso la statale. I lavori del rondò sembrano essere fermi, proseguo ancora in un tunnel alberato in un susseguirsi di sali e scendi lontanamente ricreabili con i rulli che utilizzavo (ma che per fortuna avevo).
Rifornimento alla fontana e poi un giro su un tratto di strada che forse non avevo mai percorso prima, che mi riporta in direzione Monti del Duca che scendo senza paura.
Avanti fino al bivio di Calze Rosse dove prendo per Grottaglie.
La Murgia con i suoi boschi rigogliosi e i pascoli infiniti l'avevo lasciata poco dopo la Masseria Del Duca, lentamente si è trasformata in uliveti e succesivamente in vigneti a tendone.
Con la chiesa della Mutata davanti agli occhi prendo la strada che precipita sotto Montemesola che poi risalgo a fatica (per via di un interruzione) fino alla porta di San Martino e alla sua fontana.
Da ancor prima del Covid19 non prendevo la strada per l'ippodromo e successivamente la Circurmarpiccolo, non posso non notare la lingua di spiaggia che si è creata per la bassa marea e che con il suo chiaro sporco separa cromaticamente l'asfalto grigio dal blu opaco del mare. Prima dell'oasi del WWF cercatori di telline avanzano a fatica nelle sabbie affioranti di alcune secche.
Procedo per un tratto sulla statale per poi tornare verso casa tagliando per Taranto 2.
Un passaggio spensierato sul viale del Tramonto, fin sotto al faro, una rapida chiacchiera con Ciccio dell'edicola e poi a casa.
Pedalare sulla Murgia forse mi è mancato più del mare, che comunque ho sempre avuto a due passi da casa e che con qualche piccolo passaggio forzato, ora per la spesa, ora per altro, sono sempre riuscito a vedere e respirare, i boschi, i pascoli, l'odore intenso della vegetazione, l'umidità delle pietre invece era solo un ricordo, un miraggio offuscato in lontananza di cui pensavo aver fatto il pieno durante le mie tante pedalate di preparazione ad una "stagione di impegni" ormai saltata.
Grigio, vento e sembra dover piovere da un momento all'altro.
Resto qualche minuto seduto pensando a cosa fare, per un attimo mi balena in testa anche di rinunciare all'uscita e tornare a letto visto che non sono ancora le 06:00.
Faccio colazione con calma e decido di non andarci più, avevo immaginato tutto in maniera diversa, e opto per una pedalata senza troppo stress ed apprensione rimanendo nelle vicinanze.
Con il verde dei campi come costante, pedalo per una cinquantina di chilometri, venendo sorpreso dalla pioggia solo mentre sono a Lama e sto ormai tornando a casa.
al verde lontano da tutti |
Cambiare programmi non è mai semplice, soprattutto per me, ma fortunatamente i 115 km fatti ieri sono stati una valida motivazione.
A dirla tutta ieri avrei dovuto pedalare poco per tenere la gamba ma poi come spesso accade, un chilometro tira l'altro e complice anche il bel tempo ho fatto molto di più di quanto mi sarei aspettato.
Sono risalito verso Statte per fermarmi a Crispiano per un caffè e iniziare la risalita delle Voccole.
Dopo lo stop e i rulli, e l'overdose di mare della prima uscita, quello che ancora mi mancava era la natura della Murgia, che durante il lockdown, restava immobile ed irraggiungibile dietro lo skyline di Taranto.
Fa ancora freschetto, e per fortuna ho portato con me la giacchetta, nei campi ai margini della strada che risale la Murgia, la mandria di Vacche, poi le capre dall'altro lato e infine di nuovo sul lato opposto cavalli neri con il campanaccio al collo.
Salgo con calma, inebriandomi dei profumi e inserendo nelle pieghe della memoria la vista che pian piano cambia con l'aumentare della quota.
Taranto è lontana dall'altro lato ed è come aver varcato la superficie di uno specchio passando dall'altra parte.
In cima un profondo respiro, un'ultimo sguardo e poi riprendo a pedalare fino al bivio per Martina Franca, passo sotto i ripetitori della televisione per poi scendere e risalire da Pilano.
L'atmosfera all'interno del bosco è meravigliosa, rumori che sembrano più acuti e i raggi del sole che filtrano infiammando l'aria, incrocio diversi ciclisti e per la prima volta anche tre ragazze che corrono.
Quando sono nuovamente su giro verso la statale. I lavori del rondò sembrano essere fermi, proseguo ancora in un tunnel alberato in un susseguirsi di sali e scendi lontanamente ricreabili con i rulli che utilizzavo (ma che per fortuna avevo).
Rifornimento alla fontana e poi un giro su un tratto di strada che forse non avevo mai percorso prima, che mi riporta in direzione Monti del Duca che scendo senza paura.
Avanti fino al bivio di Calze Rosse dove prendo per Grottaglie.
La Murgia con i suoi boschi rigogliosi e i pascoli infiniti l'avevo lasciata poco dopo la Masseria Del Duca, lentamente si è trasformata in uliveti e succesivamente in vigneti a tendone.
Con la chiesa della Mutata davanti agli occhi prendo la strada che precipita sotto Montemesola che poi risalgo a fatica (per via di un interruzione) fino alla porta di San Martino e alla sua fontana.
Da ancor prima del Covid19 non prendevo la strada per l'ippodromo e successivamente la Circurmarpiccolo, non posso non notare la lingua di spiaggia che si è creata per la bassa marea e che con il suo chiaro sporco separa cromaticamente l'asfalto grigio dal blu opaco del mare. Prima dell'oasi del WWF cercatori di telline avanzano a fatica nelle sabbie affioranti di alcune secche.
Procedo per un tratto sulla statale per poi tornare verso casa tagliando per Taranto 2.
Un passaggio spensierato sul viale del Tramonto, fin sotto al faro, una rapida chiacchiera con Ciccio dell'edicola e poi a casa.
Pedalare sulla Murgia forse mi è mancato più del mare, che comunque ho sempre avuto a due passi da casa e che con qualche piccolo passaggio forzato, ora per la spesa, ora per altro, sono sempre riuscito a vedere e respirare, i boschi, i pascoli, l'odore intenso della vegetazione, l'umidità delle pietre invece era solo un ricordo, un miraggio offuscato in lontananza di cui pensavo aver fatto il pieno durante le mie tante pedalate di preparazione ad una "stagione di impegni" ormai saltata.
lavori in corso |
intanto lavoro per il prossimo Giro delle Sette Chiese / S. Antonio |
inizio delle Voccole |
sembrava aspettarmi |
pazzo come un cavallo |
fine delle Voccole |
da qualche parte |
un tempo la croce era blu |
Mar Piccolo |
Commenti
Posta un commento