PUSH THE SKY AWAY
Mi alzo dal letto, ma sono sveglio già da un po', vado alla porta finestra in cucina, apro le alette della persiana, buio, qualche stella, per terra asciutto. Esco anche oggi... Non posso farne a meno.
Bagno, colazione. La cosa che più mi piace di questa fase è vestirmi in silenzio, cercando di non svegliare nessuno. Ci riesco benissimo!
Ho i miei soliti rituali prima di chiudermi la porta alle spalle, ma questi restano solo miei.
Sono passate da poco le 06:00. Con una prospettiva diversa il cielo è peggio di quel che sembrava da dentro casa.
Vado incontro ad un'alba che infuoca le nuvole che mi sovrastano minacciose, ma non ho nessun ripensamento, non posso farne a meno.
Sul lato destro il cielo scuro e qualche fessura da dove la luce si proietta lontano, dall'altro lato dove brillano gli infissi in anticorodal che si trovano alla giusta inclinazione.
Un cielo stellato artificiale, più basso, architettonicamente discutibile.
Dove andare? Che strada fare? Quanti chilometri? Oggi conta meno di altre volte. Ho bisogno di pedalare, non posso più farne a meno. Una ripetizione infinita di movimenti semplici in grado di saturare tutto il vuoto che ho dentro che mi trasporta in un equilibrio cinetico molto più lontano di quanto in realtà i chilometri raccontino. Sono in una deriva controllata in mezzo ad un oceano solido. Il cielo cambia colore e io cambio ancora la mia strada, adeguandomi, solo per riuscire ad andare ancora più lontano.
Non ho paura di niente anche se in quel vuoto vivono mostri sempre più ingombranti.
Alle volte mi faccio piccolo schiacciato nello scorrere sinuoso della collina, alle volte chiudo gli occhi e sento una carezza dolce che dalle guance scivola sul collo, poi mi alzo sui pedali per guardare oltre l'onda e la strada è ancora lunga, buia.
Ho un disperato bisogno di andare e di quell'ossessiva sequenza di colpi di pedale, ed è come mettere in ordine tutta la mia vita, sistemarla, tranquillizzarla, renderla perfetta... Anche se solo per un po'.
Piove e non avrei potuto sperare in niente di meglio. Sono felice fino alle lacrime.
Ma poi tutto finisce, la strada mi riporta al punto di partenza, i pensieri perdono il loro ordine logico ed iniziano a rincorrersi a sovrapporsi, il cielo a farsi ancora più scuro, ad abbassarsi sulla mia testa, io non riesco più ad andare avanti e allora provo a spingere. Provo a spingerlo via il cielo che mi schiaccia e il vuoto che mi ingoia. Provo a trattenere il respiro a prolungare l'apnea continuando una deriva che non è più controllata in un mare che si confonde con il cielo che sembra tutto e forse non è niente ed io provo a spingerlo via, provo a spingermi più lontano cercando di non far soffocare l'anima e devo solo continuare a pedalare, a ricordare, a fare spazio in quel cielo che è come una sabbia mobile capovolta, e se non riesco a spingere devo scavare, perché dall'altra parte oltre quelle nuvole granulose ci deve essere qualcos'altro, qualcosa di meglio.
keep on pushing it push the sky away |
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