APULIATRAIL CORTO SUD ONESHOT

Questa volta metto da parte le sviolinate sull'amicizia tra me è Peppe. Ho già scritto tanto negli scorsi capitoli che lo vedevano al mio fianco, tra l'altro ha già detto tutto lui in  un quasi commovente post su facebook...

Anche quest'anno l'idea era chiara ed anarchica: Partecipare all'APULIATRAIL e dopo la bellissima ed entusiasmante "prima esperienza in assoluto" dello scorso anno con il corto nord fatto in due giorni quest'anno avevo pensato di fare il corto sud in un colpo solo!
Naturalmente lo propongo subito a Peppe che in tempi non sospetti mi dice subito si, poi si defila in altre mille attività, poi ad una settimana dall'evento mi dice no e mi propone di andare in bici suoi Monti Lattari con Nino e non mi fa iscrivere più, perché comunque, per quanto abbia le idee chiare, per quanto tiri dritto per la mia strada e non ami le interferenze, sono attento agli stimoli... E la verità nuda e cruda è che l'APULIATRAIL l'avrei rifatta solo con Peppe!
Poi saltano i Monti Lattari (per fortuma perché non erano neanche in bicicletta ma in trekking, aveva capito male) e per il rotto della cuffia ci iscriviamo al corto sud.
Peppe ha pedalato pochissimo è pessimista è convinto che non ci riuscirà, ma più aumenta la posta in gioco più si esalta. Non prenotiamo da nessuna parte, non ci portiamo la tenda per essere più leggeri, la facciamo tutta in un colpo, al massimo dormiamo su una panchina.
Io non ho mai pedalato oltre i 210 km in MTB mai oltre i 110, non ho mai pedalato di notte, ok i TOURdeBEER, qualche uscita serale, ma adesso si tratta di pedalare per tutta la notte, dopo aver pedalato per tutto un giorno!
Io ho ancora la vecchia 29" di Peppe e un'attrezzatura da bike packing atipica, borsa sottosella (che alla fine non utilizzerò) presa su Wish, la borsa manubrio presa all'Eurospin e la borsetta da telaio tra le più economiche...   
Durante tutta la settimana che precede l'evento, ognuno si prepara fisicamente e mentalmente per conto suo, ci sentiamo praticamente ogni sera e tra una cosa e l'altra sabato mattina ci ritroviamo nel furgone direzione Turi.

Dopo aver ritirato il nostro kit raggiungiamo per un saluto Silvia che abbiamo conosciuto lo scorso anno proprio qui insieme a Simona e con cui abbiamo condiviso buona parte del nostro percorso oltre alla cena a Minervino Murge (più avanti insieme a loro due Peppe avrebbe fatto anche tutto il TuscanyTrail).
Ultime sistemazioni alle bici, all'equipaggiamento e all'abbigliamento e come dicono le mie calze Cinelli, acquistate in tempi non sospetti, Ciao Ciao!



Si parte, ma già abbiamo problemi, non riusciamo a trovare la traccia sul gps di Peppe, andiamo con il mio, che però ha un'autonomia più scarsa, ci fermiamo dopo 2,5 km quando le strade del sud e del nord si separano, mentre tutti si allontanano cerchiamo di ricaricare la traccia sul gps, dal telefono di Peppe, dal telefono mio, dal mio gps al suo gps, ma niente. Non riusciamo a capire quale sia il problema, dopo un quarto d'ora si riparte sempre seguendo il mio gps.
Il tempo di un altro chilometro sulla circumvalla di Turi per essere mandati a cagare da un automobilista e finalmente svoltiamo su una strada secondaria.
Il tratto da Turi a Mottola è quello che più aspettavo perché per me è una zona completamente nuova da pedalare. 
Stradine strette, grandi distese di pascoli e campi di grano già falciato e raccolto in grosse balle cilindriche, masserie, muretti a secco a frastagliare e delimitare gli spazi, un traffico inesistente, bovini che scrutano annoiati, un cielo azzurro ed un caldo in progressivo aumento. 
Troviamo i primi sollievi quando la strada che alterna di continuo asfalto e sterrato s'infila in macchie boschive. Il percorso è bello e vario in un tratto di Puglia ignota ma familiare.
Costeggiamo un "laghetto" semi disidratato e poi alziamo polvere sull'Ippovia della Murgia e dei Trulli.
La mia attenzione viene rapita dall'architettura austera ed imponente celata dietro la vegetazione (scoprirò dopo qualche giorno online che si trattava dell'Abbazia Madonna della Scala). La strada è lunga e come al solito cerco di memorizzare quello che mi piacerebbe visitare con più calma.
La traccia taglia la Murgia in spazi che si fanno sempre più estesi, la vita qui sembra scorrere uguale da sempre.
La strada è larga e sfiorando una piccola gravina scendiamo rapidamente fino ad incrociare il profilo di Mottola. Ci immergiamo in uno sterrato che taglia campi ancora verdi fino quasi ad incrociare la Statale 100 Taranto-Bari.

Il percorso ci spinge verso il Monte Sant'Elia ma noi decidiamo di fare la prima deviazione per raggiungere Mottola e fare colazione.
Al bar due tipi, incuriositi dalla targhetta sulle nostre borse, ci chiedono che cos'è quest'ApuliaTrail?
Nel frattempo arrivano altri tre ciclisti impegnati nel corto sud, e riconosco i due di Cerignola con i quali più volte, lo scorso anno abbiamo sovrapposto le pedalate lungo il tracciato del nord.








Ci salutiamo, ci scambiamo le nostre prospettive sul proseguimento del giro e poi ripartiamo.
Come detto la strada punta verso il Monte Sant'Elia e dopo un tratto in cui da un avvallamento si vede il mare di Taranto si inizia a salire, dopo le prime curve l'asfalto scompare, poi si susseguono i tornanti che raggiungono il centro visite dell'oasi WWF. 
Veniamo inghiottiti nel meraviglioso bosco Sant'Antuono, all'uscita becchiamo Cenzo che fa assistenza sul tracciato, un rapido saluto. Racconto a Peppe la mia scoperta sulle mappe, oltre vent'anni fa della base Jupiter nascosta dall'altro lato della strada. Malgrado percorriamo una Provinciale il traffico è sempre scarso.
La strada devia sulla destra e uno sterrato molto impegnativo ci trasporta giù per la Ginestra e poi di nuovo in salita verso il centro visite del Bosco delle Pianelle.
Alla fontana troviamo altri ciclisti. Il caldo e l'orario meriterebbero una siesta sotto gli alberi.
Dopo aver fatto rifornimento di liquidi ripartiamo quasi tutti insieme. Si scende dai sentieri del bosco che ho fatto mille volte a tutta ma con le borse e questo spirito non serve rischiare niente e questo sembra la prerogativa di tutti, nei tratti più accidentati e "spinosi" si forma la coda a piedi!! Quando il bosco si apre e gli ostacoli diminuiscono si può acquistare velocità.
Scendiamo sulla Crispiano Grottaglie e giriamo tutti verso San Simone. Ma sia il bar che la gelateria sono chiusi.
Gli altri continuano la traccia, io e Peppe ci prendiamo il lusso di un'altra deviazione (alla fine tra andata e ritorno saranno 10 km) per andare a mangiare qualcosa a Crispiano. Da questo tratto in poi non incontreremo più nessun'altro partecipante a questa edizione.
Pre-contattati telefonicamente ci aspettano ancora aperti, siamo da EAT da Nord a Food in pieno centro.
Ci sentiamo subito a nostro agio, e ci fanno anche mettere sotto carica un po' di cianfrusaglie.
Con tutta calma, una birra freschissima e dell'ottimo cibo riusciamo anche a ritrovare la traccia sul gps di Peppe!!!
Qualche chiacchiera, Salutiamo EAT e riprendiamo a pedalare in direzione "Spacca Montagna".





Per stradine che conosco come le mie tasche raggiungiamo la statale da Taranto a Martina Franca e poi quando il garmin segna i primi 100 km imbocchiamo la salita, molto impegnativa. In cima mentre aspetto un più attardato Peppe rifiato e do un'occhiata al prossimo tratto da fare e con mia sorpresa vedo che passiamo davanti alla vecchia casa di un mio amico teatro di alcune feste memorabili...

Dopo un altro tratto in asfalto prima di buttarci giù dai Monti del Duca, il segnale ci spinge nel bosco, questo in assoluto è il tratto meno scorrevole di tutto il giro, vari muretti a secco da scavalcare, ragnatele di rami che non ti lasciavano passare... Per la prima volta arrivo sotto i ripetitori di Trazzonara, dopo tanta natura, anche queste torri metalliche hanno un certo fascino. Usciamo davanti la chiesa della Specchia Tarantina e ci fermiamo al market per una cosa fresca.
Riprendiamo ed entriamo in una serie infinita di cambi direzione tra Ceglie e Villa Castelli in una campagna che volge al tramonto, passiamo per alcuni km anche sul tratto della ciclovia dell'acquedotto che conosco poco, poi una bella strada panoramica e quando finalmente piombiamo verso il centro di Villa Castelli ecco che di nuovo scendiamo su strade cementate (!!) per poi risalire ancora verso la piazza del municipio e fermarci sul Ponte Vecchio.
Il sole ormai è calato, inizio a sentire un po' di freddo, metto l'intimo con le maniche lunghe e il sotto casco più pesante, Peppe approfitta del mio cambio d'abito per fare dello stretching.
Siamo quasi all'imbrunire e dopo un altro giretto tra gli ulivi che circondano il centro abitato attraversiamo la Wind Farm di Masseria Renna... Il vortice delle pale con il suo rumore cadenzato riempie lo spazio, le luci rosse pulsanti di segnalazione sembrano i battiti rallentati di un fisico che inizia a gestire affannosamente tutta la stanchezza fin qui accumulata, però anche questo sito è molto suggestivo, soprattutto a quest'ora... La luna è quasi piena (sarebbe stata la ciliegina sulla torta di un giro notturno che non nasconde la sua difficoltà).
L'avvicinamento a Ceglie Messapica è meno tortuoso di quello che pensavo e quando siamo alla sua periferia incrociamo un ristopub in cui decidiamo di fermarci a cenare. Sono le 20:43 e siamo a circa 150 km. 
Pizza e birra ci sembra la cena meno impegnativa da portarci sullo stomaco.
Prima di ripartire montiamo tutte le luci del caso ed entriamo nella fase della pedalata che caratterizzerà in maniera definitiva questa nostra nuova avventura in bicicletta. 







La traccia ci accompagna in centro che di sabato sera brulica di persone, dal belvedere le luci della nostra prossima tappa Ostuni. Lasciamo il centro alle spalle e subito dopo il cimitero entriamo nelle contrade buie.

Procediamo su stradine strette protetti da muri a secco e guidati dalle luci delle case sparse sul percorso, al rumore silenzioso delle ruote fa eco l'abbaiare dei cani, il tempo si dilata quando oltre i muretti a secco il buio ricopre tutto e non ci sono punti di riferimento, solo una linea blu sullo schermo illuminato.
Complice la stanchezza il girotondo tra queste stradine è estenuante.
Malgrado il buio, riconosco però alcuni tratti di strada percorse in precedenza in parte per conto mio e molti altri sotto la guida attenta di Cenzo Intermite, in particolare una discesa vicino Seppunisi fatta forse nell'uscita Ceglie de Gualdo?
Ogni tanto si sentono voci festose in qualche serata tra amici in campagna, poi un sibilo come una sirena che sembra quasi un allarme scarico ma che continuerò a sentire in vari punti fino alla mattina associandolo alla fine al verso di qualche volatile notturno. Ogni tanto dal buio le illuminazioni delle ville e dei loro vialetti d'accesso ci distendono le retine.
Spuntiamo sulla strada Provinciale 14 che ci conduce ad Ostuni, stanchissimi.
Manca poco a mezzanotte, il centro della città bianca rigurgita gente da ogni parte, tavolini per strada tutti occupati, per andare avanti dobbiamo fare lo slalom gigante. Ci fermiamo giusto il tempo per una bevanda super energetica e fare l'ultima telefonata tranquillizzante a casa del giorno.
Per lasciare Ostuni affrontiamo le pendenze verso il santuario di Sant'Oronzo e poi quello di San Biagio... Ormai anche un gradino è percepito come un ottomila!!
Procediamo lentamente e anche se siamo su una strada principale il traffico è quasi assente, siamo svegli ma non del tutto infatti ci accorgiamo di aver tirato dritto ad una svolta e aver perso la traccia per un paio di chilometri. Troviamo nuovamente la traccia e ci facciamo cullare dai continui saliscendi delle collinette vicino Cisternino, le contrade sono più desolate.
Conquistiamo il centro storico arrancando sulla salita dopo 195 km sono circa le 03:00 della Domenica.
Decidiamo di accamparci per un po' sul playground del Belvedere.
Ma il vento della valle e l'umidità dell'irrigazione non ci fa restare molto, anche se scendere dalla sella anche per qualche minuto a questo punto è fondamentale.



 


Per fare i dieci km tra Cisternino e Locorotondo ci mettiamo un'ora e mezza. Procediamo con molta calma, la strada che fiancheggia la provinciale è assolutamente tranquilla, la luna riflette, quasi non ci sarebbe bisogno di luci (ma non esageriamo), contrada Figazzano, il Mavù (ma non c'è serata!!) e poi la nuova ascesa verso il centro storico.
Pochissimi segnali di vita, dei ragazzini fanno casino davanti ad un 24h, io devo togliermi i pantaloncini e mettermi i pantaloni felpati, sento abbastanza freddo e nel tratto della ciclo via l'umidità sarà ancora più pungente. Ci fermiamo nel playground di Piazza Antonio Mitrano. Mentre mi cambio, Peppe collassa su una panchina, io lo seguo stendendomi sulla pavimentazione in gomma colata tra il dondolo per disabili e la rete d'arrampicata. Non so dire se ho dormito, però la sosta è servita per convogliare le ultimissime energie nei punti giusti.  
Risaliamo in bicicletta e nel silenzio notturno di popolose contrade. Al km 208 entriamo nel tratto della ciclovia. 
Procediamo in un silenzio rassicurante, nessuno dice più una parola, siamo concentrati sulla nostra stanchezza ci sorpassiamo più volte vicendevolmente, chi sta avanti alza la polvere per quello di dietro e chi sta dietro proietta l'ombra di chi sta avanti sulla vegetazione... Si sente qualche animale, e la luna color miele ci sovrasta.
Pensavo che in un frangente come questo avrei iniziato, come al solito, ad analizzare il passato, provato ad immaginare il futuro, invece con un respiro profondo non analizzo niente, non immagino niente, mai come ora in bicicletta sono completamente inciso indelebilmente sulla strada, che si rivela lentamente ad ogni pedalata! E' una sensazione mai provata, mi sento benissimo... Anche quando dobbiamo spingere le biciclette per saltare dal primo tratto della ciclovia a quello successivo che ci trascina nel Bosco Calmerio.
Andiamo avanti ancora in silenzio, mentre la luna si abbassa dietro le colline alla nostra sinistra, resto incantato nel momento in cui gli alberi fanno da orbita a questo grande occhio notturno... (la foto con un cellulare non rende minimamente la bellezza del momento).
Dalla ciclovia andiamo a Correggia e poi linearmente su asfalto verso Alberobello.
Il cielo si sta già schiarendo sono le cinque.
Sui volti prima adombrati, ritorna la luce, la tensione si allenta, sento il canto dei galli e le campane al collo delle mucche che iniziano a spostarsi nei pascoli.
Siamo alle porte di Putignano, che sembra però allontanarsi dopo ogni metro... Ci mancano circa 15 km, incontriamo i primissimi podisti della domenica lungo la ciclabile al centro di viale Colombo.
Devo mettere qualcosa di caldo nello stomaco e in un bar mi fermo per un tè.
Ormai il sole risplende nuovamente in cielo e il corpo ricomincia a prendere una temperatura più accettabile.
L'ultimo tratto di strada verso Turi scivola velocemente sotto le ruote.
La vita ricomincia intorno a noi mentre la nostra avventura volge al termine, poco prima delle 07:00 varchiamo il cancello della Masseria Gravelle, spegniamo i nostri gps, firmiamo l'arrivo. E' finita.








Oltre i miei limiti e le mie paure. La massima distanza mai percorsa 245 chilometri, la pedalata più lunga 17 ore, poco più di 22 ore nel cuore della Puglia sospeso tra il giorno che sfuma nella notte e un sogno che si materializza dietro la luna ed ora come in uno stato di trance sento la voce di Marzullo che mi chiede "Lei crede in quello che fa o fa quello in cui crede?" ...
Gigi!! Sono troppo stanco, INBICYCLEIBELIEVE!



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