DOLOMITI LUCANE A GIRARE

Nel corso degli anni ho plasmato più volte il mio stile ciclistico a quello dei tanti compagni "fissi" di pedalata che si sono alternati al mio fianco nelle più svariate uscite.

Alcuni di loro si sono persi per strada, dopo una salita ti volti e non li vedi più, ti fermi gli aspetti, ma non arrivano... E allora devi andare, altrimenti ti raffreddi.
Altri ci sono sempre, anche se non ci pedali da tanto tempo. Basta l'uscita giusta per farli tornare a scherzare, a ridere e alle volte anche a sclerare lungo la strada.
Adesso fare nomi sulla lavagna come ai tempi della scuola, buoni e cattivi, non serve, se leggete questo blog li ritrovate tutti nei miei racconti.
Il mio stile ciclistico? Uscire sempre e comunque!
Sfruttando il tempo ancora incredibilmente mite organizzo finalmente l'ambita trasferta annuale sulle Dolomiti Lucane. Inserisco nel gruppo una serie di papabili partecipanti, ma alla fine ci ritroviamo nuovamente solo io e Stagni. Il tempo è bello ma non abbastanza caldo per consentire la trasferta anche alla famiglia che potrebbe rilassarsi nel solito agriturismo con piscina.
Così andremo e torneremo in giornata.
In settimana ho preso un colpo d'aria che si è trasformato in un fastidioso raffreddore e domenica mattina mi sveglio anche con degli strani dolori addominali.
La giornata però dietro le ultime ombre della notte si preannuncia fantastica e ancora quel maledetto Stagni che non ha mai pedalato su quelle strade mi costringe, fortunatamente e a sua insaputa, a non tirarmi indietro proprio all'ultimo malgrado non sono al 100%.
Partiamo in macchina da Taranto prestissimo e alle 08:30 sotto il viadotto della Basentana iniziamo la nostra uscita.
All'ombra fa freddissimo e i primi colpi di pedale sono tutti mirati a raggiungere i caldi bagliori del sole.
Dopo aver costeggiato per un breve tratto la Statale la strada svolta verso il bosco di Gallipoli Cognato ed inizia la lenta ascesa verso Tempa Castello.
I campanacci delle vacche echeggiano tra la fitta vegetazione, il resto è silenzio ovattato dal muschio rigoglioso sui corpi rocciosi che riempiono gli spazi lungo la strada.
In cima saltiamo la deviazione per la più impegnativa ascesa del Monte Croccia (la prossima volta) e proseguiamo costeggiando la tempa per poi scendere vertiginosamente verso il fosso Canneto dove la strada ricomincia inesorabile a salire verso Accettura.
In discesa e con la mente più lucida mi rendo conto di quanto sia impegnativa questa strada che avevo fatto strisciando al contrario durante l'ultima Nove Colli Lucani.
Le pendenze non sono mai esasperate e fatta con il ritmo giusto e con la temperatura ormai perfetta la salita è piacevole. Entriamo nell'abitato di Accettura e ci fermiamo per fare colazione al primo bar che incontriamo. Un bar vecchio stampo in cui non eravamo a calendario. Alle 10:20 circa i cornetti sono già finiti, ma non credo per l'eccessiva affluenza di clienti, ripiego su una brioscina confezionata della Ferrero e aggiungendo due caffè, paghiamo un totale di 2 euro!!
Sostiamo un po' al sole nella piazza antistante, qualche telefonata a casa e poi ripartiamo.
La salita continua verso il bosco di Montepiano le prime tratte tra gli alberi, poi alcuni in apertura in cui la vista spazia sulle due spalle degradanti verso il basso poi il bosco esplode in tutta la sua pienezza.
La strada è meravigliosa, verde e foglie che iniziano a cadere, in ritardo, al rallentatore.
Superiamo volutamente il nostro bivio per allungarci verso il cartello stradale del valico, anche se saliremo ancora più in alto, passare un valico ha sempre un significato importante. 
Torniamo indietro e riprendiamo a salire nel bosco.
Nuova breve sosta in un area pic-nic per riempire la borraccia ad una fontana, ma è chiusa e tra una cosa e l'altra dimentico la borraccia sul muretto... Me ne accorgerò troppo tardi per tornare indietro e soprattutto dopo aver affrontato le pendenze più cattive. Senza la borraccia si continua a pedalare in uno scenario fatato fino al bivio che scende verso la provinciale per Pietrapertosa.
Ancora boschi che lentamente lasciano il posto alle rocce più arcigne fino a quando dopo una serie infinita di curve e contro curve scorgiamo da un punto di osservazione più alto, l'inconfondibile skyline di Pietrapertosa.
Forse l'attraversiamo troppo frettolosamente, senza farci mancare però la foto con la cornice in corten di sfondo.
In teoria il giro è finito, aggirato il corpo roccioso su cui è aggrappato il paese, la strada scende verso la Basentana. Ma c'è ancora tempo e il tempo è anche bello, così dopo aver visto l'arrivo di alcuni temerari del Volo dell'Angelo convinco Giuseppe a girare sulla vecchia strada, interdetta al traffico, per Castelmezzano.
Ci inoltriamo nella gola tra i due paesi mentre sulle nostre teste si alternano i voli sulle due linee di lancio e sull'asfalto giacciono pezzi di parete.
Dopo la galleria rientriamo sulla strada normale, tantissime auto parcheggiate ed un centro storico preso d'assedio da vari turisti.
In piazza ci concediamo la birra prima del tempo, qualche riflessione sulla prossima avventura (?) e si riprende.
Arriviamo alla macchina, ma propongo ancora una variazione verso il Ponte della Vecchia poco distante. Salitella extra per scoprire dei cani sullo sterrato (impraticabile per le nostre bici) che scendono verso il ponte.
A questo punto si torna definitivamente indietro verso la macchina e poi verso casa.

Un altro bel giro, impegnativo ma con lo spirito giusto, guardandosi in giro, fermandosi quando serve, perdendosi tra i pensieri, nelle ombre e nei movimenti degli alberi, perdendo le cose per essere più leggeri e tornare a casa con un altro spirito, con Giuseppe, con i buoni o con i cattivi, da solo ma sempre con il mio "stile"













Commenti

  1. Ci sono varie forme di arte …e questi tuoi racconti sono un opera d’ arte Flo.

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