NOVE COLLI LUCANI 2024 - PERCORSO CORTO

Il solo suono NOVE COLLI LUCANI è come l'irresistibile canto delle sirene per i marinai... E si che di mari in tempesta ne ho attraversati durante questi anni ed ho imparato a distinguere il bel canto dalle chiacchiere nascoste dietro l'autotune oltre che a prendere a calci nel culo qualche sirena d'acqua stagnante, e malgrado sulle strade della Basilicata ho incassato le più severe debacle ciclistiche della mia carriera, non posso tirarmi indietro.
Ogni anno l'impresa impossibile, per me, è puntare sul tutto o niente, il percorso più lungo, quello con più dislivello e così avrei fatto spavaldamente anche questa volta, malgrado la preparazione e tutto il resto, ma delle complicazioni di salute di mio padre e tutti gli sbattimenti conseguenti, mi hanno davvero portato via molto tempo e lo spazio che dedico alle uscite in bicicletta si è drasticamente ridotto, senza nessun tipo di rimorso ai primi di Aprile decido per il corto (123 km +1900 mt) che però devo finire in maniera dignitosa e sapevo anche che, per l'ennesima volta, avrei pedalato da solo e a dirla tutta, questa volta ci speravo, perché ho caricato la mia NOVE COLLI LUCANI di tanti significati e riflessioni personali da elaborare in silenzio.
Il giorno tanto atteso arriva, mi sento pronto, mi sento tranquillo, ma la bicicletta non è una formula matematica perfetta.
Parto tra i primi poco prima delle 07:00. Il passaggio lungo i Sassi è stato tolto per via della pioggia di ieri che ha reso la pavimentazione troppo scivolosa per le biciclette, così si risale a freddo Matera dalla zona Paip 1 per poi buttarsi giù per la strada che conduce a Montescaglioso e che personalmente non avevo mai fatto (neanche in macchina).
Lo scenario è magico. La nebbia avvolge tutto il fondo valle e man mano che si perde quota la foschia ricopre tutto limitandomi la vista e facendomi da subito viaggiare su altre frequenze.
Sembra la perfetta rappresentazione di quello che è, sei in alto sembri avere tutto sotto controllo, poi arriva la foschia e non vedi più niente, tutto sparisce, anche se è sempre lì.
La discesa come al solito la faccio con tanta prudenza, forse anche troppa, che i ciclisti che mi passano a velocità stratosferica mi fanno ancora più paura.
Ai piedi della salita per Montescaglioso mi accodo ad un gruppetto di Ginosa con cui faccio qualche chiacchiera durante l'ascesa. 
Intanto qualche ciclista ci passa lungo le pendenze dolci per Montescaglioso, qualcuno saluta, qualcun altro avanza in rigoroso silenzio.
Arrivati in cima si prosegue lungo una strada che fiancheggia un dirupo, ma da dove non si vede niente, lungo la discesa perdo contatto con i ginosini che riprenderò lungo la strada che porta dallo svincolo di Montescaglioso a quello di Pomarico. Su questo breve tratto pianeggiante conosciamo due ciclisti partiti direttamente in bici da Monopoli, si facevano il lungo e poi tornavano a Monopoli... Campioni, pazzi, dei fantasmi che svaniscono sul rettilineo e non si vedranno più (*), così come la nebbia che sparisce all'improvviso lasciando il posto al sole e ad un'umidità che mi fa sentire più vicino a casa!
I tornanti che salgono verso Pomarico sono suggestivi.
Sui tornanti ci sono già tanti ciclisti a quote diverse, quando mi giro in fondo sul rettilineo altri ciclisti che arrivano e mentre salgo ho sempre qualcuno davanti, altri che arrivano da dietro e altri ancora ai tornanti più giù... Mi sento un pezzo di un puzzle che s'incastra perfettamente a tutti gli altri intorno, un mosaico tanto bello quanto delicato. Strade solo per biciclette, ma che bello sarebbe?!
La salita verso Pomarico continua inesorabile, in maniera ancora più severa, sfiancando e mettendo giù i meno reattivi sul famigerato Muro di Pomarico, tratto finale prima dell'ingresso nel centro abitato.
Primo punto di controllo e rifornimento, timbro sulla carta di viaggio ma nel bar ci sta un delirio e una temperatura da cottura... salto e vado avanti ancora in salita fino alla fontana di Colle di Sisto per un rabbocco alle borracce "Madonna meje è c'è jé?". 
Si lascia definitivamente Pomarico costeggiando il bosco Manferrara per scendere e poi risalire verso Grottole, dopo il bivio per Miglionico la vista si riapre sulla vallata del Bradano e sul Lago di San Giuliano, che raggiungerò più avanti
Ad eccezione di un rapido saluto con Bartolo di Ciclisport2000 non proferirò parola con nessun altro.
La salita verso Grottole, secondo ristoro e punto di controllo, è silenziosa contrariamente alla ressa che invece impazza intorno al tavolo timbri, gente che cerca di passare avanti a chi è già in fila, gente che arriva con la ruota anteriore fin sotto al tavolino di plastica... 
Prendo il mio timbro, il mio panino e vado via lungo una strada che avevo già fatto ma che non ricordavo per niente, in discesa e poi ancora in salita verso Grassano che resta quasi anonimo alla destra del percorso, per strada qualche carte di gel e barrette, ma non è una green zone .

La discesa da Grassano è spettacolare, ovviamente non rischio niente cercando di fare qualche fotografia più panoramica.
Sul fondo valle il bivio tra il lungo e il corto. Non ho nessuna esitazione e girando a destra proseguo il mio viaggio. Seguono circa dieci chilometri di asfalto polveroso e granulato, tolta una pozzanghera e qualche avvallamento di troppo incontrato in precedenza, in assoluto la parte peggiore del percorso anche se in verità sono stato su strade molto più disastrate.
Sullo stradone che porta verso l'inizio del lago San Giuliano mi passa un gruppo di Bari, un paio di loro con la gravel, visto il vento contrario, anche se non eccessivo, decido di mettermi alla loro ruota e di sfruttare al massimo la scia, scivolando via ai 34 di media, per risparmiare le energie per gli ultimi chilometri.
Dopo il ponte baley sul Bradano la strada ricomincia a salire fino ad incontrare il bivio per Picciano la strada diventa più stretta portando al borgo Picciano B, una serie di case rurali messe in fila una con l'altra e dove una ragazzina nel cortiletto di casa fa avanti e indietro spingendo con le sue Vans uno skate con la testa china sullo schermo del suo smartphone, un'immagine di irreale ma lucida quotidianità che stride non poco con tutto quello che sta intorno.
La parte finale della salita verso il Santuario di Picciano è immersa nel bosco e più arcigna, qualche ciclista già scende verso Matera.
In cima è ancora tempo di santa messa in filo diffusione per i vari fedeli sparsi in ogni dove... Timbro, ciambellone e acqua fresca. Visto che ci sono mi spingo ancora più su fino all'ingresso vero del Santuario per l'unica foto che mi farò con l'autoscatto (!).
Lungo la discesa al contrario incrocio altri ciclisti che salgono e dopo un orto rigoglioso svolto sulla provinciale Gravina Matera, costeggio Borgo Picciano A per poi essere risucchiato dal lungo e trafficato rettilineo verso Matera.
Si sale ancora, con pendenze che sembrano moltiplicarsi per il caldo e la stanchezza.
Ho perso l'orientamento, seguo la traccia e i cartelli (posizionati in maniera impeccabile) per ritrovarmi al punto di partenza che coincide con la conclusione della mia NOVE COLLI LUCANI.
Timbro, attestato, medaglia, un primo un secondo e un paio di birre fresche, cosa vuoi di più?
Al momento direi niente. Volevo arrivare alla fine in tranquillità, non lasciandomi tirare dentro ritmi insostenibili, godermi in silenzio la strada, il paesaggio riflettendo sulle mie cose, da solo.
La Basilicata è sempre il posto ideale e la bicicletta il mezzo ideale per amplificare le sensazioni e assimilare in purezza le emozioni.
Non vorrei niente di più, forse meno ciclisti che ti passano e ti squadrano dal casco al mozzo delle ruote, ciclisti che buttano le carte per strada, gente che vuole arrivare prima sotto al tavolo del timbro... Se non hai la testa le gambe ti porteranno solo a perderti

Immagina svegliarti un giorno Sommersi dalle nuvole Le piante arrampicate attorno
Per tanto che è valso l'uomo Non potrà mai sopprimere La forza che ha creato il mondo Che continua a farlo muovere ...
non saremmo mai qui potessimo distruggere davvero Potessimo distruggere davvero Il mondo che abitiamo Non servire a molto immaginare Se attorno hai solo cenere Possiamo decorarci gli occhi Ma aprirli non è facile Il tempo che serve all'uomo A scoprirsi consapevole La terra avrà trovato un modo Di fargli un animale docile 
(Questa se la capisci sei bravo)







Una giornata in bicicletta che non si dimentica e non solo per la bicicletta.
I consigli della Dottoressa Lezza che hanno preso il sopravvento su quelli del Dr. Fuentes i suoi miscugli senza ricetta sostituiti dalle pillole bianche e scoprirai quanto è profonda la tana dl bianconiglio...
Paola e gli amici che mi hanno sostenuto a distanza e che erano gli unici che ricevevano aggiornamenti live dal percorso e che dicono che la prossima volta ci saranno anche loro (a Madonn sap a ci port l'orecchin!!)
L'organizzazione sempre impeccabile del Team Bike Matera, la società con la quale mi tessero da qualche anno, posso dire quindi orgogliosamente la mia società, anche se non ho alzato un dito?
Pino, che in queste occasioni si dimostra un vero presidente operaio, sempre disponibile ma con la tesla dura!
Alla fine mi fa i complimenti dicendomi che faccio finta di non essere un ciclista ma in realtà lo sono e non ho più bisogno dei massaggi prima della gara.
Ah ah ah, la mia prima NOVE COLLI LUCANI è stata indimenticabile, per tutti!
Anche se già inizio a prepararmi per la prossima.
  
(*) Poco fa ho visto il post sulla pagina facebook, non erano fantasmi, erano veri, come i panini attaccati sul telaio! 




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