IL GIRO DELLE SETTE CHIESE XVI + TERRE ARSE +

Riprendere a raccontare un giro in bicicletta dopo tanto tempo potrebbe non essere facile. Raccontare il GIRO DELLE SETTE CHIESE XVI ancora di più perché il format è sempre lo stesso, pedali, chiesa, foto, pedali... TERRE ARSE si sviluppa poi su strade che ho percorso un'infinità di volte e che apparentemente non regalano niente di nuovo.
Dopo due giorni di strada esco con la gravel e dopo aver stretto la cam (che non utilizzerò mai) al supporto del manubrio, dimentico il multi attrezzo sul davanzale di casa e quando me ne accorgo sono ormai lontano, se serve non potrò smontare neanche la ruota e allora per qualche minuto medito di cambiare itinerario ma dopo poco il suono delle cicale copre i pensieri negativi e continuo ad andare avanti.
La mattina è fresca, qualche minuto dopo le 06:00 la strada mi porta verso Faggiano, punto di partenza ufficiale.
Le chiese di questo giro le ho visitate praticamente già tutte in uscite precedenti in cui stavo pianificando e testando la traccia definitiva (come dice qualcuno).
Quando approcci la salita per Roccaforzata la prima chiesa passa inosservata con il suo ingresso laterale posto all'angolo della piazza, ma risalendo in controsenso la stretta via Duca D'Aosta ci si ritrova davanti alla facciata principale.

I - Chiesa della Madonna del Carmine - Bianca con una nicchia centrale, anche il piccolo ingresso principale è parzialmente nascosto dalle colonne delle scale che dal piano stradale portano al livello della piazza sovrastante. L'interno, visitato in un passaggio precedente merita una sosta.
Ma le chiese sono sempre un punto d'incontro e riferimento per fedeli e più pagani esseri umani.
Sulla lunga panchina sotto la facciata incontro quattro uomini e un cane che parlano di agricoltura in genere e posti segreti in cui raccogliere i migliori capperi.
Mentre faccio la foto, uno di loro mi dice che le chiese belle sono in Sicilia a Monreale in particolare.
Poi mentre recupero la bicicletta un altro ci tiene a precisare che anche se sono seduti alla panchina non sono dei vagabondi, gli "confesso" che non l'ho pensato neanche per un momento e che solitamente chi sta senza far niente è perché ha già fatto qualcosa prima! Mi danno ragione e mi salutano mentre mi allontano.
Uscire dal silenzio delle mie pedalate solitarie, è una grande conquista per me oltre al modo migliore di raccogliere informazioni non sempre pertinenti!
Affronto la salita per Roccaforzata in assoluta tranquillità, sotto la pineta il fresco è ancora più piacevole.
Contrariamente alle volte precedenti faccio il percorso al contrario andando prima verso Monteparano e fermandomi ai resti dell'imponente Masseria in contrada Beneficio (dei marchesi Bozzi - Corso Colonna Santangelo)


II - Chiesa Masseria C.da Beneficio - Posizionata all'angolo esterno dell'imponente complesso della masseria sulla schiena della collinetta che scende verso la vallata sottostante, la chiesa spicca per il colore giallo/ocra sbiadito in contrasto con il tufo grigio del resto.
Sulla porta è presente un oculo circolare mentre il timpano nel vertice superiore è pesantemente danneggiato. Esternamente la chiesa ha una pianta rettangolare, all'interno però le forme cambiano, con un abside semicircolare e un piano superiore balconato, probabilmente per il coro... Completamente spoglia e disadorna di tutto, anche l'altare è stato praticamente depredato e scarnificato probabilmente dai marmi decorativi lasciando a nudo la più modesta struttura scheletrica in tufo.
Proseguo verso Monteparano e poi scendo giù verso la zona Palombara costeggiando le cave, la strada è bianca e polverosa.

III - Chiesa Masseria C.da Palombara - Gli scavi di tufo hanno lasciato la masseria in una sorta di promontorio, la vegetazione secca e spinosa è quasi impenetrabile e contrariamente alla prima visita mi fermo ai margini del muro di terra che racchiude l'edificio. La facciata della chiesa è semplice con una cornice che separa e mette in evidenza la porta mentre il frontone, forse di un epoca successiva presenta dei fregi con una croce spaccata sulla sommità.
Tagliando per la strada che costeggia la masseria Mennole (fabbricato storico fortificato del '600 appartenuto all' Ordine di Malta: è a forma ottagonale, unico nel suo genere, con gli stessi poteri simbolici di Castel del Monte) entro lungo la strada di servizio dell'Arneo che percorro per qualche chilometro fino ad una stradina laterale sulla sinistra.

IV - Cappella Rurale C.da le Macchie - Spostata di qualche centinaio di metri rispetto all'asse della condotta nascosta tra gli uliveti la cappella rurale si trova di fianco all'ingresso che scende in un frantoio ipogeo. Durante la mia ultima visita, malgrado il cantiere entrambi erano visitabili, oggi alcuni lavori di riqualificazione e messa in sicurezza, chiudono con delle cancellate in ferro le scale dell'ipogeo e lo spazio interno della cappella con il suo altarino e le pareti colorate.

Uscito dall'ombra della vegetazione la strada continua in campi di grano già tagliato in cui l'umidità della sera mischiata al primo caldo genera un odore intenso quasi palpabile.
Con una nuova deviazione opposta alla precedente e zigzagando lungo una stradina stretta tra cocomeri e pagnottelle scendo dal Monte Santa Petronilla verso Lizzano e con un veloce attraversamento della periferia più esterna dell'abitato, quasi più deserta di campi appena attraversati, arrivo alla successiva fermata.


V - Chiesa dell'Annunziata - Incastrata nel vertice superiore della lama e costruita sull'omonima cripta e causa stessa (insieme alla stupidità umana) del lento degrado dei circa 20 affreschi, sembra infatti che la costruzione della chiesa superiore, con il conseguente inglobamento della cripta, costituì per quest'ultima una sorta di protezione, ma alterò tuttavia notevolmente il suo equilibrio igro-climatico. La mancanza pressocchè assoluta di circolazione di aria elevò in superficie il grado di umidità, favorendo l'incremento di muffe. Inoltre, l'infiltrazione delle acque meteoriche, attraverso le fenditure del banco tufaceo, sprovvisto all'esterno di opere di drenaggio, operò nel tempo una continua azione di lavaggio sui colori dei dipinti. Sembra infine che ad accelerare il processo di decomposizione dei colori abbiano contribuito anche le esalazioni solforose dei cadaveri per lungo tempo ammassati nella Cripta, che infatti fu usata per molti secoli con funzioni cimiteriali.
Sempre a Lizzano ma tra le case della parte bassa del paese la chiesa

VI - Chiesa di San Giuseppe - Affrescata con calce bianca e con il classico timpano triangolare la chiesa risalta, insieme al suo oculo ovale, grazie al largo antistante.
Prima di lasciare Lizzano mi fermo ad un ingrosso di bibite per un rigenerante rifornimento. Entro nuovamente nei campi, guadando il canale dei Cupi e risalendo verso la Masseria dei Gesuiti, un anonimo fosso recintato al suo ingresso è in realtà la cripta di Sant'Angelo.
La strada riscende verso le terre arse dal sole di luglio, la polvere quasi densa si alza al passaggio delle ruote della bicicletta andando a mescolarsi come una spezia amara al giallo secco che domina tutt'intorno.


VII - Chiesa Masseria Barbuzzi - Nelle rovine della masseria e con l'ingresso nascosto da un grande fico selvatico la chiesa è praticamente invisibile, già nel mio passaggio invernale l'accesso era difficoltoso e arrivato all'ultima chiesa non mi sforzo più di tanto per farmi largo tra gli appiccicosi rami di fico protesi lungo la facciata.
Conservo le mie energie per continuare lungo lo sterrato che corre parallelo alla collina di San Crispieri e poi con un autentica pietraia davvero impegnativa mi riporta verso l'asfalto che risale verso la pineta di Faggiano dove incontro la strada percorsa questa mattina e che ripercorro al contrario, con qualche piccola variante per evitare il traffico più sostenuto verso casa.

Un giro come tanti? Un racconto come altri? Che ognuno possa credere in quello che vuole...



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