VOLLMOND RIDE

Quando non riesco a fare una cosa che ho programmato da tempo ci sto male (ma questo mi sembra di averlo già scritto altre volte) anche se poi alla fine non è colpa mia.
Questa volta dopo il solito tira e molla, i soliti pollici alzati e i medi tesi, il tempo ancora stranamente incerto fino al tardo pomeriggio, sintonizzarsi sul programma spettava solo a me.

Non appena lascio la strada illuminata mi ritrovo su un'asfalto che riflette da solo la luna piena e non ho bisogno di altre luci al momento, proseguo nel silenzio verso la baia in cui la luna si tuffa in tutta la sua pallida iridescenza.
Inizio il tratto sterrato, accendo la luce sulla testa e procedo per un sentiero fatto mille volte, ma mai al buio. La polvere che si alza, la macchia che sprigiona il suo profumo al mio sfiorarla e le spine che segnano le gambe e sono come le tacche sul calcio della pistola di un killer senza volto, segnano i giorni che mancano e le persone che non ci sono più, tu no, tu no, tu no, tu no ...

Poi la ruota anteriore si ferma su qualcosa, io do un colpo di pedale più deciso e sento la ruota posteriore perdere il contatto con il terreno.
Sto per cadere:
Sono sempre più proteso in avanti e la bicicletta ha un'inclinazione di 45° sotto di me terriccio, scogli e pungente macchia mediterranea profumata.
E' un processo naturale, un moto di rivoluzione circolare, cadere ... Chiudo gli occhi ed è forse una delle sensazioni più belle che abbia mai provato nella mia vita.
Fuori è buio e silenzio, dentro ancora di più, nessuna voce, nessun sospiro. Sento il mio corpo come sospeso (in realtà lo è) l'aria che si sposta lungo tutta la mia sagoma, quasi a non voler opporre neanche lei, nessuna resistenza e lasciarmi libero. Cado in secondi sospesi attraversando una membrana invisibile che sembra e sa d'infinito, impalpabile come la vita o forse la morte ... Ad occhi chiusi, aspetto.
Quando apro gli occhi dopo qualche secondo di tutto questo sono per terra, le gambe in un cespuglio, il braccio su uno scoglio, il tronco nella polvere la bicicletta come il coperchio di un sarcofago sulla testa.
Sono caduto: Ed è stata una delle cose più belle che abbia mai provato nella mia vita.

Mi alzo, piego le gambe, le braccia, ruoto il collo inspiro, guardo il mare immobile e lucente, guardo la luna piena e splendente, alzo la bicicletta, la scrollo, riparto.
Proseguo per la mia strada alzando ancora più polvere, spingendo ancora più forte sbucando dal buio di una curva e trovandomi tra le coppiette appartate in auto nello spiazzo, spengo la luce sulla testa, cambio rapporto, scegliendone uno sicuramente più impegnativo del loro, esco dallo sterrato verso la nuova strada illuminata.
La notte continua tra chilometri anonimi, non tracciati da nessun GPS, asfalto, ancora sterrato, qualche balera in sottofondo, un paio di birre, un bagno tra le acque buie, immerso, capovolto con gli occhi aperti verso una luce sospesa nel cielo, come una porta aperta da attraversare, verso la vita come un bambino che esce dal grembo in uno stato naturale buio umido silenzioso sicuro.
Qualche bracciata, esco dall'acqua eretto, corro, pedalo ... vado via, con i dolori della caduta e la notte che finisce verso il giorno.

The Necessity of the Divine Light
the black bay
underwater love
mi alzo, riparto

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