CHIATONA VELENOSA

Tante idee passano per la testa e vanno via dopo poco perché da sole, si rendono conto che non è il momento giusto, altre invece, appena arrivano, iniziano a martellare, a farsi spazio, fino a che non prendono il sopravvento, quella di arrivare a Mottola in bicicletta mi pulsa in testa da dopo Ferragosto, però non l'ho mai assecondata fino in fondo, lasciando che le cose prendessero forma in maniera naturale, non ho studiato un percorso, non ho fissato una data e così, la prima domenica di Settembre punto la bicicletta verso Mottola e inizio a pedalare.

La prima tappa dell'uscita è il Tara per un inconsueto e gelido bagno "mattutino".
Per questi primi 19 km pedalo insieme a mio cugino, predisposto più per il bagno che per l'arrampicata fino a Mottola.
Alle 08:00 siamo già al fiume, ancora deserto e rimasti in costume siamo i primi a scendere in acqua... Fantastico, al benessere, che già conosco bene, che questo posto regala si aggiunge l'assenza delle voci ed anche l'eco della Statale 106 a due passi, arriva più ovattato.
Il passaggio di un gruppetto di ciclisti e il loro chiacchiericcio mi riporta sul pianeta terra. Ci rivestiamo, saluto mio cugino che torna indietro mentre io proseguo lungo la complanare.
Anche se il traffico scorre veloce oltre il guardrail su questo tratto di strada riesco a rilassarmi concentrandomi esclusivamente sulla bicicletta, il mio occhio si posa solo su un campo di alberi di melograno molto rigogliosi e penso ai frutti che stanno maturando sul mio albero in giardino.
La seconda tappa è Chiatona, tra le tante puttanate che escono su facebook qualche giorno fa mi è capitato di vedere un servizio sul un restyling del sottopassaggio ferroviario che l'amministrazione locale aveva commissionato all'artista Carlitops ed ecco che sul muro si materializza il volto di Lucio Battisti e mi ritorna in mente la storia ascoltata qualche anno prima delle vacanze di Battisti a Chiatona nel 1969.
Capire tu non puoi tu chiamale se vuoi... Emozioni la frase che accompagna l'opera. Io però appena l'ho vista ho subito pensato a Una giornata uggiosa e alla didascalia Chiatona Velenosa probabilmente per il ritmo più incalzante e per quella parte di testo che rimane sotto pelle e che al momento giusto esce fuori chiudendo definitivamente il discorso con i sonnambuli dell'argomento bicicletta, sogno... Gente giusta che rifiuti d'esser preda di facili entusiasmi e ideologie alla moda.
Il passaggio della macchine lungo il sottopassaggio sta diventando infinito, è arrivato il momento di lasciarsi alle spalle questa Chiatona Velenosa.
La terza tappa è quella di salire a Mottola, nella rapidissima pianificazione del tracciato avevo deciso di proseguire verso Palagiano e poi passando per la stazione ferroviaria prendere la strada vecchia (la famosa nchianata di Mottola tanto romanzata da Vincenzino ndr) che costeggia dal lato opposto della Statale 100 la gravina Petruscio.
Fino al centro abitato di Palagiano non ho problemi, attraverso il paese e dopo un breve tratto sull'Appia prendo la strada laterale che dovrebbe condurmi alla stazione.
Passo sotto l'autostrada, ma non trovo la sala prove degli Einsturzende Neubauten, la strada stretta, qualche curva, la cava un cane sulla destra poi poco più avanti altri due cani, sdraiati comodamente davanti alle loro cucce più simili a baracche, mi guardano, forse più in sbattimento di me, uno è decisamente grosso e non riesco a decifrare la razza, ho paura e una sensazione di disagio.
Decido di tornare indietro. Da questo momento inizia un controllo online della mappa ossessivo, nervoso, sfinente.
Dopo l'autostrada svolto sulla destra per cercare un varco più a ovest, ma la strada diventa subito sterrata e tutte le stradine che la intersecano perpendicolarmente e finiscono al di la dell'autostrada sono in condizioni peggiori. Faccio un chilometro e poi torno indietro. Le complanari non sono collegate tra loro e da questo punto per arrivare sulla strada per la stazione dovrei percorrere la bretella dell'Appia verso la Statale 100 e poi tagliarla a raso... Alternativa molto più pericolosa che l'affrontare quei due poveri cani. Decido di prendere strade più sicure e andare verso Massafra e poi capire cosa fare perché l'episodio dei cani mi ha messo un po' di malumore. Però le gambe girano ancora e ormai, anche se aggirare in sicurezza le statali e l'autostrada mi è costato un extra di dieci chilometri decido di continuare e iniziare finalmente la larga ascesa verso Mottola, altri dieci chilometri.
Lungo questa salita non incontro nessuno, così come lungo la strada che porta verso contrada Catanese ai piedi del mio traguardo. Non ho segnato punti particolari in cui fermarmi, dalla strada vedo distintamente la chiesa rupestre di San Gregorio. Arrivo alla rotatoria e alla fontana dove tante volte, durante il lavoro, oltre vent'anni fa mi sono fermato.
Dopo essermi dissetato e rinfrescato a dovere continuo la salita verso il centro storico, qualche foto panoramica poco convinta, resisto alla tentazione di fermarmi ancora in qualche bar, altre chiese, in particolare Maria Santissima Annunziata affacciata verso lo Jonio in corrispondenza dell'incrocio della strada che usciva dalla Porta Vecchia con un antichissima via istmica che andava da Chiatona e Pezze di Conversano  (e anche questa volta, se sai leggere tra le righe tutto s'inquadra e il disegno si colora del suo significato).
Da ora è tutta discesa... Quasi.
Lascio il centro abitato e inizio la planata verso la valle, passo davanti alla sala ricevimenti in cui si sposarono Massimo e Daniela, due tornati e poi la gravina si rivela stretta e profonda, non resisto a un fuori pista per affacciarmi attraversando una disastrata zona visite/picnic.
Ancora in discesa fino all'incrocio con la via della stazione.
Sono davanti ad una scelta difficile, a destra la strada più sicura per sbucare nuovamente, ma dal latto opposto al presidio canino di questa mattina che scarto per principio e coerenza, andando dritto sbucherei sulla Statale Appia in direzione Massafra che dovrei percorrere dall'imbocco della discesa di Mottola attraversando oltretutto lo svincolo autostradale, davvero una scelta troppo azzardata. La scelta meno pericolosa è quella di scendere verso lo Jonio ed intercettare la bretella della superstrada fino all'ingresso di Palagiano Nord, un tratto di 1.3 km che cerco di fare a tutta, malgrado il vento contrario, comunque lontanissimo dal KOM di Strava percorso ad una fantomatica media di 109.6 km/h (!!?) 
Rientro nel paese e seguendo via Chiatona mi ritrovo nuovamente sulla bretella... Ancora mappe online e la buona vecchia abitudine di chiedere informazioni ad un passante (solo se trovi quello giueto!).
Fortunatamente qui la complanare scende parallela quasi fino alla 106, dove all'altezza dei vivai Catania per evitare ancora una volta la superstrada devo procedere per quasi due chilometri su una stradina stretta tra pale di fico d'india colorare di rosso e arancione e intrisa di un profumo acido di frutta marcia. Incrocio finalmente la complanare. Sigillo nella custodia dietro la schiena il cellulare, tolgo definitivamente la schermata con la mappa dal garmin e pedalo a memoria verso Taranto, in alcuni istanti vorrei farlo ad occhi chiusi per far scivolare definitivamente via la stanchezza, mentale più che fisica, accumulata in tutti i cambi di rotta patiti durante la giornata.
Arrivo al fiume Tara alle 13:30 c'è più gente di questa mattina ma decisamente meno rispetto ai periodi boom, la sosta per un'ulteriore bagno è più che meritata, l'argine a ridosso della strada è perfetto sia per la spalletta in cemento che riduce la terra sotto i piedi che per la staccionata in legno per appoggiare comodamente la bicicletta.
Il rientro è tutto controvento, ma scorre via sotto le ruote facile, macino gli ultimi chilometri verso casa spinto dalla soddisfazione dei miei 118 km, rifiutando facili entusiasmi e ideologie alla moda, la bicicletta fa parte della mia vita da sempre e ancora questa mattina mentre attraversavo il ponte Girevole sulla parte rialzata vicino la ghost bike di Lucio (per il consueto saluto) e chiedevo educatamente permesso ad uno sportivo che camminava mi sentivo dire alle spalle che ci sono anche le strade... Mi è sembrato di vedere quelle inutili guerre tra poveri (capite la metafora?) per lo stesso concetto dovrei sentirmi libero di investire i pedoni, bambini compresi, che passeggiano lungo le inutili corsie ciclabili tracciate sul Lungomare? 
Sogno, ma non sono sicuro di appartenere alla Gente Giusta!

fiume Tara ore 08:30

acqua azzurra acqua ghiacciata

Chiatona velenosa

sotto l'autostrada senza mappa

segnaletica Mottola

panorama verso Nord-Est

una delle tanta chiese

disperazione e solitudine domenicale

gravina Petruscio

fiume Tara ore 13:30

rientro a casa





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