Quando lascio alle spalle la città risuonano ancora tra le strade vuote marce funebri che saturano gli spazi, dentro abbasso il volume, una madre con il cuore in mano dondola davanti alla fine.
M'immergo in un mare di nomi e date, volti che nascondono storie di cui non so niente e l'eco delle loro voci si sovrappone uno all'altro e resta tutto indecifrabile, confuso. Quando riesco a puntare l'attenzione sull'unica voce che vorrei distinguere nitida e senza sovra incisioni una lacrima cade sul foglio e l'inchiostro si dilata nascondendo ancora una volta il significato.
Sfilo via anche su questo agglomerato urbano, mi vedo di lato passare uno dopo l'altro gli archi dell'acquedotto, il cielo grigio davanti. Salgo lentamente, sempre più vicino, ma quando sembra essere a portata di mano ti accorgi che invece è ancora lontano.
Abitazioni dalle geometrie elementari che sembrano essere uscite da una scatola di regoli. I binari sono una linea di demarcazione netta, salgo ad un altro livello, giardini privati e tetti spioventi, finestre a golfo e glicini HD sulle recinzioni.
Salgo anche se so che la strada è interrotta. Salgo nel traffico che non ho mai incontrato su questa strada. Mi fermo al bar anche se non ho completamente fame.
E salgo ancora più veloce che posso ma senza finire la mia spinta propulsiva. Salgo anche se non è mai abbastanza.
Mi defilo di lato. Entro in una laguna verde, linee elettriche e telefoniche sporcano l'insieme, disturbano il segnale, non trovo quello che cerco.
Inizio una lenta discesa controllata, sfruttando le correnti che mi portano in traiettorie che forse non avevo mai seguito, fino a ritrovarmi ancora in quell'agglomerato urbano periferico che a quest'ora è un circo senza regole.
Sono in perfetto orario anche se probabilmente ancora in ritardo sulla preparazione, ma questo lo scoprirò molto presto!
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