SANDAYTUDE
Un gioco di parole tra Sand, Sunday e Solitude, una domenica da solo tra la sabbia...
Una giornata sferzata dal vento, grigia e umida, di quelle in cui potresti tranquillamente restare chiuso in casa, sotto le coperte e nessuno ti avrebbe detto niente ma so come andranno le cose se resto così.
Una giornata pigra, sognando ad occhi aperti con la faccia sul vetro a guardare gli alberi mossi dal vento.
Esco in bicicletta direzione litoranea salentina per assaporare i profumi di un vento da SSE ad oltre 30 km/h.
Un gruppo è fermo all'inizio della litoranea, li saluto, li rivedrò passare più avanti mentre sono fermo sulla spiaggia di Montedarena.
Quando la strada costeggia il mare posso farmi un'idea precisa dell'intensità del vento. Ho pedalato in condizioni peggiori, quando la sabbia diventava carta abrasiva sul volto e la bicicletta procedeva con un'inclinazione sull'asfalto.
Dopo la spiaggia di Jamaica la strada è ancora interdetta alle automobili. La sabbia inonda la carreggiata, faccio attenzione per non perdere stabilità e controllo le orme lasciate dai battistrada sulle lingue di sabbia... Prima di me è passata solo una MTB.
La solita sosta al curvone, le onde deflagrano sorde.
Mentre recupero il telefono da sopra una duna sopraggiungono tre ciclisti in gravel, un di loro è Giuseppe. Proseguiamo insieme per qualche chilometro, ci salutiamo poco prima di Torreovo, decido di andare avanti fino a Campomarino.
Sfortunatamente il mio bar preferito è chiuso così salto il caffè al bar successivo, quello dell'angolo che non fa più al caso mio.
Aeroplani dipinti sul muro disegnano un arcobaleno, crescere bene per non volare male, anche per me che ho paura di volare, semi di libertà, anche per me che sono più un Bad Seeds del primo raccolto.
Risalgo ora con il vento alle spalle e mi fermo al bar in piazza a Maruggio.
Nessun cornetto convincente, una parete di alcolici e la sambuca a correggere tutti gli altri caffè.
Il tipo dietro al bancone ha l'aria scazzata come al solito, squadra la mia bicicletta appoggiata fuori, ma non dice niente al contrario di un capannello di anziani profumati di dopobarba!
Prima di lasciare il paese mi fermo al Chiostro del Convento di Santa Maria delle Grazie.
Non ho desideri per il pozzo al centro e se ci guardo dentro potrei trovare la luna che dorme o Samara che si è appena svegliata.
Il vento soffia da dietro e pedalare sullo stradone che porta a Torricella prima e a Lizzano poi è fantastico.
Decido di sfruttare al massimo la spinta del vento e al posto di prendere la Madonna della Camera, faccio la strada di San Crispieri.
L'ultima sosta è davanti alla sottostazione elettrica. Con un'umidità dell'88% i conduttori sono come corde di uno strumento che vibrano in distorsione continua.
Resti ad aspettare e arriva il momento
di cavalcare il fulmine
Apritevi finestre
Suonate campane
Il mostro nero elettrico
Oh, Louisiana
Piove su di noi
Strade imperfette
Niente vuol cambiare
Ma tutto brucia già
Bruciano i deserti
Dell'umana carità
Con la faccia sul vetro a guardare la pioggia dopo aver fatto il pieno di vento e corrente elettrica
Vedo le persone quando passano, si muovono in maniera automatica mi sveglio, la radio mi ricorda che sono vivo...
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