NOVE COLLI LUCANI 2019 - PERCORSO CORTO WARMUP -

Riuscire a raccontare un'uscita in bicicletta come questa è difficile.
Sono un attento osservatore, e percorrendo per forza di cose, più che per abitudine, le solite strade, sono abituato a farmi rapire anche dai più semplici dettagli.
Pedalare fuori dai propri confortrack ti mette tutt'intorno una moltitudine di input forse impossibili da recepire tutti insieme e tutti in un'unica uscita, la Basilicata è un caleidoscopio emotivo.

L'occasione che mi ha portato qui è un'uscita per provare il percorso corto (novità del 2019) della Nove Colli Lucani che si terrà il 28 Aprile una randonneur a mio parere imperdibile.
Il punto di partenza è un distributore lungo la provinciale Metaponto - Matera in località Tre Confini Sottani.
Siamo circa una quindicina, oltre Pino (che ha organizzato l'uscita) non conosco nessuno, qualcuno dalla provincia di Lecce, da Sava, Casamassima, Bari, ovviamente Matera, una sola donna e un ultra settantenne, ma tranquilli anche loro mi daranno la paga e non solo sulle salite!!
Ma la sfida nel ciclismo è fondamentalmente contro se stessi e quando assimili a pieno questa lezione, non hai nessun timore reverenziale a confrontarti con gente più forte, da cui puoi solo imparare qualcosa, anche in un giro corto, 140 km con più di 2000 mt di dislivello..
La giornata come da previsioni meteo è fantastica, si parte poco prima delle 08:00 risalendo un po' la Provinciale verso Matera dopo poco incontriamo lo svincolo per Pomarico primo colle di giornata. L'impatto visivo con il "Piccolo Stelvio" è destabilizzante e mi fa ricordare da subito che anche se corto, anche se senza esagerare, questo giro non sarà una passeggiata. I tornanti risalgono il costone che si alza brusco sul profilo più delicato appena attraversato. Il gruppo naturalmente si sgrana in una sorta di selezione naturale, i più forti li vedo già in senso contrario al livello successivo.
La salita però non è difficilissima, e in dodici minuti sono in cima, la strada per Pomarico per me finiva qui quando nel 2016 un malore causato dal fortissimo caldo (eravamo a Giugno) colpì il mio compagno di uscita Ezio costringendoci a tornare indietro verso Bernalda, invece la strada per Pomarico prosegue, e dopo un incrocio che trae in inganno i più veloci, scende e poi risale con tornanti meno fitti ma altrettanto impegnativi per finire con il muro che ti trasla all'interno del centro storico.
Passiamo troppo rapidamente dall'abitato, la mia attenzione si posa sulla chiesa di San Antonio e sul limitrofo Ex Convento Francescano, dall'altro lato della strada invece riconosco il marciapiede dove nel 2015 gettai la spugna in preda ai crampi nella mia prima avventura alla Nove Colli Lucani.


Ma dobbiamo andare avanti la strada prosegue allontanandosi dall'abitato tenendolo però sempre come fulcro di rotazione, la presenza di Pomarico sulla sinistra è costante anche quando in lontananza si intravedono le vette innevate del Pollino e dopo il mar Jonio brillare come una stagnola tesa tra le curve delle colline, improvvisamente dopo una serie di curve sulla destra tra le fronde degli alberi compare il fondo valle del Basento, la strada che stiamo percorrendo arriva a Bernalda ed è la stessa che avevo tracciato, pur non conoscendola per il giro del 2016 BRNLD.
Anche se non esagerata l'andatura del gruppo non mi consente di fotografare tutto quello che vorrei, mi passano veloci di lato scorci che meriterebbero un inquadratura più attenta rispetto ad un rapido click con la minicam.
Tra una curva e l'altra su un manto stradale davvero pessimo arriviamo in località Salita del Faticatore che però percorriamo in senso inverso. La strada arriva al fondo valle e inizia ad essere più rettilinea, e per fortuna rialzata rispetto ad un tratto di terreno completamente inondato.
Attraversiamo la zona produttiva di Pisticci Scalo scorgo una coppia affacciata al balcone mentre due bambini di colore ci salutano festosamente quando gli passiamo davanti.
Mi fermo per un rifornimento idrico alla fontana Pozzitello in corrispondenza del bivio per Pisticci e poi proseguiamo verso Craco secondo colle da affrontare.
Lungo la strada la prima foratura, il gruppo si sgrana, il territorio non è mai piatto ma interrotto da Serre e arrotondate collinette. Il gruppo si ricompatta all'incrocio di Craco Peschiera e da li si inizia a salire verso il paese fantasma di Craco. La strada è più sinuosa con curve che si dilatano in un deserto agricolo.
Da alcune curve appare severo il profilo della parte di paese costruito sullo sperone roccioso.
Fortunatamente qualcuno è rimasto indietro e questo mi permette di pedalare con più attenzione lungo la strada che delimita il paese, una vera e propria meraviglia decadente.
Riprendiamo a pedalare, di nuovo la strada si snoda tra infinite onde del terreno, in discesa l'andatura si fa sostenuta, dei cani che si sganciano da un gregge cercano inutilmente di raggiungere la strada attraversando un campo che pare infinito, anche la chiesetta di S. Maria Stella mi passa veloce, prima solo il suo piccolo campanile, poi, alla curva successiva passo davanti alla sua bianca e lineare facciata, procediamo in direzione San Mauro Forte passando prima sotto un nuovo gregge gestito da un inusuale pastore a cavallo e poi passando letteralmente in mezzo ad una impressionante mandria di vacche podoliche che scendono in direzione Piano della Spina.
Incrociamo ed iniziamo a percorrere la fondovalle Cavonica una larga e poco frequentata arteria stradale che ci riporta verso Nord/Ovest, seconda foratura e di nuovo il gruppo si spalma lungo la strada che delimita il torrente Salandrella dai calanchi, il vento soffia contrario e ad un certo punto qualcuno si ricorda che la strada che sale per Salandra, terzo colle da affrontare, ha delle pendenze impossibili da percorrere così si propone di prendere per San Mauro Forte... Ma per quale ragione (?), se poi dobbiamo andare verso Grottole, al massimo, penso, questa strada sbuca sulla Basentana, si potrebbe semplicemente proseguire saltando Salandra! Per fortuna arriva Pino che rassicura tutti che saliremo per Salandra da un'altra strada. Nel tratto di Cavonica che ci resta da percorrere la strada dalle pendenze impossibili si vede molto bene, il grigio dell'asfalto risalta sul terreno circostante a bassa intensità cromatica e alcune rampe, anche da lontano incutono davvero paura, dritte ed inclinate come scale mobili verso il cielo sopra Salandra.
Noi invece iniziamo la nostra risalita poco più avanti girando per Timpa dell'Organo su una strada strettissima che ondeggia su un territorio spoglio, successivamente su Stava noterò con piacere che questo segmento è stato battezzato Anaconda!
Non saranno le pendenze impossibili della strada principale ma anche qui non si scherza, l'impatto visivo è spettacolare e solo in parte documentabile in movimento i tratti di strada sono praticamente sovrapposti e il nostro piccolo plotone di ciclisti, ognuno con il suo ritmo, occupa almeno quattro piani in contemporanea, il tempo di godermi questo spettacolo da grande giro e poi ecco che devo iniziare a controllare con attenzione il respiro per evitare di andare in tilt, sono in cima alla confluenza con una strada più larga e bisogna guadare una pozza di fango che occupa tutta la carreggiata.
Aspettiamo i primi arrivati che nel frattempo hanno proseguito l'ascesa verso Salandra per andare in qualche bar, passa una macchina da dove un invidioso troglodita commenta con un "Andate a lavorare!"
Le sorprese altimetriche non sono finite, riprendiamo e dopo una breve e velocissima discesa si staglia dritto davanti alle ruote una rampa d'asfalto nota ai locals come il muro di Montagnola che ci porta alla quota più alta di questo giro 587 mt slm.
Dopo aver zigzagato non poco e rischiato di mettere il piede per terra (cosa che comunque non accadrà mai oggi) in cima ho ancora del tempo per rifiatare e mangiare le mie provviste.
Le gambe mi fanno male, e una strana tensione sotto il gluteo mi fa pensare al mio povero piriforme e ad un minaccioso ritorno del dolore.
Ancora discesa due rischiose curve nel bosco sopra al -14% con fondo umido poi una velocissima planata a Salandra scalo.
Nuova sosta in un bar - ristorante che dovrebbe partecipare solo per la location a Camionisti in Trattoria, chi lo conosce ci consiglia la focaccia, ma io vengo catturato dall'odore di pesce alla brace, la sala è piena di gente che mangia soddisfatta e nel parcheggio arriva anche una famiglia vestita a festa per qualche ricorrenza da celebrare a tavola.
Devo assumere solo liquidi e ripartire per Grottole quarto e ultimo colle del giro.
La salita inizia subito, non appena sorpassato il passaggio a livello 5 km davvero infiniti per me, con il dolore che si sposta sull'altro gluteo ed in parte gioisco perché capisco che si tratta di crampi e non del mio martoriato piriforme.
Stringo i denti oltre a concentrarmi sul mio pranayama, tutto quello che mi sta intorno svanisce, l'asfalto mescolato alla stanchezza mi abbaglia, sento solo la puzza quando passiamo di fianco all'impianto di depurazione.
Salgo molto lentamente e perdo tutti di vista, ma alla fine, con le gambe di pietra sono in cima.
Ancora fermi al bar per l'ultima sosta e poi si riparte.
Da qui dovrebbe essere tutto facile, la discesa (con la terza foratura) fino alla provinciale nel fondo valle opposto e poi giù costeggiando l'invaso di San Giuliano con il vento alle spalle.
Ma il ciclismo non è mai così semplice e matematico, in pianura si viaggia a 40 km/h ed anche se cerco il più possibile di restare coperto sono molto stanco ed è un'andatura che non riesco a sostenere a lungo, sono costretto a mollare il tiro lentamente e procedere del mio passo più calibrato prima lungo la sponda dell'invaso poi sull'argine civilizzato del Bradano mentre gli ultimi rapaci girano sulla mia testa e sui campi che sono una moltitudine di screensavers naturali che cerco di riavviare di continuo per evitare il definitivo arresto del sistema.
Dopo 139 km 2290 mt di dislivello e 7 h in sella sono di nuovo al punto di partenza.
Soddisfatto per aver portato a termine un'impresa non da poco per il mio livello di ciclista, completamente appagato dal percorso e dallo spettacolo naturale nel quale ci siamo immersi.
Abituato come sono ad uscire da solo, devo però ammettere che un giro del genere lo puoi fare solo in compagnia e possibilmente con gente che conosce i luoghi.
Quindi grazie a tutti per l'uscita di Domenica, grazie a Pino per averla organizzata e se volete un consiglio non perdetevi la data di Aprile!

i primi colpi di pedale
dolci colline
la salita per Pomarico
Piccolo Stelvio
sosta per recuperare i più veloci
in lontananza il Pollino innevato
curva dopo curva verso Pisticci scalo
allagamento
da qualche parte tra Pisticci e Craco Peschiera
Craco
arrivo a Craco
Calanchi
Podoliche
come gli indiani
Podoliche e calanchi
la salita per Salandra
sul dorso dell'Anaconda
curve
Montagnola quota 587
ultima salita
Grottole
la stanchezza brucia le gambe
San Giuliano

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