BASILICATA - DAI CALANCHI AI BOSCHI DI MONTAGNA

La giornata inizia prestissimo, apro la porta della cucina mentre il caffè è sul fuoco, buio pesto e un'infinità di stelle in un cielo limpido. 
Con un post sui social Pino preannunciava per sabato un'uscita in Basilicata e come al solito faccio di tutto per esserci, perché la Basilicata merita sempre un giro in bicicletta, perché (anche se mi piace uscire da solo) farlo in gruppo è più bello e sicuro e soprattutto perché per me Pino è come un marchio di qualità. 
Mi muovo presto, il sole alle spalle sulla Basentana e tutto il tempo per un altro caffè. 

La partenza è fissata a Craco Peschiera, in tutto siamo in dodici, foto di gruppo scattata da un assessore in persona, arrivato su segnalazione di una signora alla finestra "insospettita" da tanto movimento di primo mattino.
Due chilometri di pianura, poi la strada verso Craco inizia dolcemente ad alzarsi attorcigliandosi intorno alla collina sulla quale domina il profilo malinconico del paese fantasma. 
La salita è piacevole, in cima piccola sosta per le prime foto, io in realtà ho iniziato già dal primo chilometro, a fine giornata tra telefono e minicam avrò un totale lordo di 450 scatti tra cui selezionare quelle venute meglio.
Il paesaggio intorno alla strada fino ai resti del vecchio abitato è desertico, la vegetazione rada, e le coltivazioni relegate in piccoli fazzoletti di terra tra una schiena di terra e l'altra.
Dopo le rovine di Craco le strada scende e poi inizia a seguire ininterrottamente l'andamente increspato del terreno che rapidamente cambia colore, passando dal marrone bruciato ad un giallo dorato fino a diluirsi nel bianco quando i calanchi compaiono prima all'orizzonte e poi improvvisamente occupano lo spazio giungendo fin quasi a delimitare il percorso. 
Su un tornante in senso inverso incrociamo un ciclista solitario (olandese e con una gran bella gamba scoprirò successivamente indagando su strava) la vegetazione inizia a guadagnarsi spazio sulla terra nuda, qualche altro chilometro per superare i due incroci che portano sulla Strada Cavonica ed immettersi sulla strada per San Mauro Forte la stessa che durante la mia prima partecipazione alla Nove Colli Lucani avevo percorso in discesa.
La salita è più difficile a guardarsi che a pedalarla, sarà merito della preparazione atletica o probabilmente del ritmo rilassato con il quale stiamo affrontando questa escursione. 
I due chilometri di breccia e pietre per un movimento franoso sono ancora li dove li avevo lasciati nel 2015, vista la predisposizione a forare degli ultimi tempi, malgrado i copertoni nuovi, decido di affrontare i più impegnativi a piedi!! 
Sulla sinistra sul crinale più alto e lontano Stigliano (che attraverseremo tra più di 30 km)
San Mauro Forte lentamente scivola verso di noi e con le ultime più impegnative rampe, ci ritroviamo nella piazza antistante la Chiesa dell'Annunziata.
Improvvisiamo un ristoro sotto il portico di un bar, qualche panino, un caffè, io mi preparo i miei immancabili sali minerali.

marrone bruciato

Craco

io a Craco

Craco

ciclista in discesa
giallo dorato

calanchi bianchi

prima della curva

sul tornate di sopra
San Mauro Forte

Casa cantoniera ANAS

Si riparte attraversando quel che resta della parte bassa dell'abitato lungo la provinciale che dopo una serie di curve si tuffa, anche se in salita in un bosco verdissimo e silenzioso.
La luce brilla lungo canali invisibili che dalle fronde tagliano lo spazio, sulla destra la visuale si apre ogni tanto su uno scenario senza confine umano visibile.
Siamo al bivio della casa cantoniera al km 46 della Strada Statale 277 di Calle, l'ultimo punto conosciuto di una strada che avevo già percorso in un paio di occasioni anche se in senso inverso.
A questo punto prendiamo per Accettura...
La strada è formidabile, dieci chilometri di dolce e pedalabile salita ingoiata in un verde rigoglioso che straripa da tutte le parti, siamo nel Parco di Gallipoli Cognato e delle Dolomiti Lucane (non tanto distanti)
I profili delle alture sono di un incantevole e monotono verde che profuma di buono anche a distanza, massi come sculture e radici che ingabbiano a vista la parete su un bordo della strada.
Dietro una curva compare come una nave alla fonda Accettura tra le onde di un mare dipinto a mano, poi un'anziana tutta vestita di nero e subito dopo due cavalli con delle ceste da carico sui fianchi.
Due scene di un tempo lontano ma allo stesso tempo presente e reale, due scene che un tour operator non avrebbe potuto organizzare con una tempistica migliore per ingannare il turista!
Nella piazza di Accettura una breve sosta al sole caldo di mezzogiorno, qualcuno dietro i tavolini di un bar sulla strada che ci guarda curioso in silenzio.
Un camion trasporta grossi tronchi, ci ricompattiamo e riprendiamo a pedalare, questa volta verso Stigliano. 
Masso spaccato

Accettura

Haute couture

carico 1

carico 2

partenza da Accettura

La strada sale ancora, ma senza grandi affanni, il bosco è ancora il padrone incontrastato del posto, qui entriamo in quello di Montepiano ... e poi saremmo entrati nel bosco di Accettura e il rivedere finalmente degli alberi e il fresco del sottobosco, e l'erba verde e il profumo delle foglie, era per me come un viaggio nel paese delle fate (da Cristo si è fermato a Eboli) alberi e ombre ed è vero, sembra il paese delle fate, ma il alcuni tratti in verità, mi sembra di essere anche in Twin Peaks!
Curve, un tappeto di foglie sul ciglio della strada, lentamente ci inerpichiamo su due valichi, Montepiano 1050 mt e poi dopo qualche chilometro Serra del Garbo 1056 mt.
La strada è un continuo sali scendi verso Stigliano ma prima di entrare nel centro abitato un vecchio edificio targato Acquedotto dell'Agri cattura la mia attenzione con il suo tetro prospetto, sarebbe da indagare più a fondo nei miei incubi ed entrare!
All'interno del paese vengo invece rapito da un paio di grandi murales che incontro per strada e realizzati nell'ambito del festival appARTEngo, Gods in Love i primi due, il Gufo di Mario Sansone e poi ancora Chekosart vicino al bar dove ci fermiamo per una birra fresca.
Sulla tabella di marcia siano con più di un'ora di ritardo, i più frettolosi sono andati avanti, io e qualcun'altro invece non abbiamo fretta e personalmente sto dilatando l'uscita in tutte le direzioni possibili.
Da Stigliano in poi, a detta di Pino, è tutta discesa, ma ho imparato a mie spese che non è mai così!
La strada per lasciarci sulla testa il paese ha delle pendenze a due cifre impressionanti e come al solito scendo con molta cautela.

bosco di Valpiano

Stigliano

Acquedotto dell'Agri

Gods in Love

La provinciale che percorriamo è la 103 ed in prevalenza è in discesa, larga e ben asfaltata anche se non mancano alcuni denti su cui bisogna arrampicarsi, ora si, con un certo affanno e con un vento che soffia più intenso in direzione contraria. 
Indubbiamente la parte più bella è quella soprannominata il Serpentone, un lungo viadotto sul niente di una vallata su cui troneggia la sagoma squadrata di Craco (che vedo da questa angolazione per la prima volta) in cima alla cresta scura della collina di fronte. Superiamo il bivio per la diga di Gannano (futura avventura) e rientriamo sul tratto iniziale della strada percorsa questa mattina a ritroso fino al punto di partenza.





Un'uscita intensa, come sempre quelle in Basilicata, ricca di spunti, scenari inconsueti e in continuo movimento. La natura esplosiva e ingombrante, il passato che cammina per strada e il futuro che alle volte arriva prima qui che nella suburbia di una città industriale come Taranto. Dei compagni di viaggio occasionali ma indispensabili e un'organizzazione perfetta, nella sua essenziale semplicità.
grazie ancora una volta Pino!


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