NOVE COLLI LUCANI 2019

Una delle poche cose che unisce tutte le tipologie di ciclisti sono i percorsi, la strada sotto le ruote.
A prescindere dalla preparazione atletica, dal peso e dai watt sviluppati, dal telaio e dall'allestimento, dal più scrauso ed economico al top di gamma... La strada, e tutto quello che gli sta intorno è li che si offre indistintamente a chiunque, al PRO, al più scalmanato amatore o al semplice pedalatore della domenica o del week-end, come me, bisogna solo saper coglierne la bellezza.
La Nove Colli Lucani è una manifestazione che mi ha affascinato da subito per via del suo spirito a metà strada tra l'impegnativa impresa sportiva e il ciclo-viaggio-turistico che combaciano alla perfezione con il mio stile di pedalata, poi la Basilicata con i suoi molteplici scenari che si aprono a ripetizione uno dietro l'altro, lasciandoti sempre qualcosa dentro, sono un valore aggiunto fondamentale.
Una nota di merito va poi all'organizzazione di tutta questa manifestazione fatta da persone che si sbattono non poco, che ci mettono tanta passione che si percepisce a pelle, replicando in piccolo ma alla grande il format di eventi ben più noti e sponsorizzati, faccio il nome di Pino, l'unico che conosco personalmente, ma tramite lui il mio grazie va a tutti, indistintamente. 

Ho provato la mia prima impresa nel 2015, bloccandomi malamente per crampi al 7° Colle su 9 Pomarico e nel 2016 fermandomi con il sorriso sulle labbra a Ferrandina al 6° su 9. Poi per i due anni successivi un impegno e il percorso troppo estremo per le mie possibilità mi hanno tenuto lontano.
Quest'anno, soprattutto per l'aggiunta di un percorso corto, una Nove Colli Lucani Light o una Smart Way come l'ho chiamata io, eccomi nuovamente in sella su e giù per la Basilicata... Che poi 152 km e 2490 mt di dislivello (da rilevamento Garmin) siano Smart sono punti di vista e di gambe!
La preparazione parte da lontano, la bicicletta nuova, uscite in quota Murgia (!!) ripetute in salita, qualche massaggio e cose del genere che portano un amatore, solo nella sua testa al livello dei più grandi, oltre ad una vera e propria ricognizione del percorso a Marzo organizzata da Pino in persona, aggiungo poi la motivazione di farla e finirla insieme ad un amico di lunga data.
La storia parte da sabato, partiamo nel pomeriggio da Taranto con il furgone di Peppe, che sarà la nostra base per le prossime ore.
Dopo un inutile passeggiata ci spostiamo sul punto del ritiro carte di viaggio pagando l'assicurazione giornaliera per i non tesserati a nessuna società per noi e per Fabio che ci raggiungerà domani mattina alla partenza, chiediamo notizie su dove mangiare e dove piazzarci per dormire.
Lasciato il furgone prendiamo le nostre biciclette e torniamo in centro per una rilassante pedalata, bere una cosa, vedere l'elefante di Dalì, poi andiamo a mangiare alla pizzeria indicataci, proprio sulla strada del rientro, infine dopo 12 km crepuscolari e qualche dosso urbano di troppo, torniamo al furgone che spostiamo proprio davanti al punto di partenza e ci prepariamo per la notte!








La mattina ci svegliamo presto, mentre gli organizzatori stanno già iniziando ad allestire lo spazio di partenza. Noi da regolamento prima delle 08:00 non possiamo iniziare così facciamo tutto con molta calma, e ci spariamo altri 6 chilometri e un po' di salutare salita mattutina per trovare un bar dove fare colazione.
Torniamo alla base e mentre i primi del lungo partono noi iniziamo a prepararci per la nostra Nove Colli Lucani, nel frattempo ci ha raggiunto anche Fabio, ci mettiamo in fila e orario registrato sulla carta di viaggio alle 08:07 iniziamo a pedalare sul serio.
Dopo una breve risalita verso l'abitato prendiamo finalmente la SS7 che rapidamente scende verso valle, già qualche chilometro lontani dal centro di Matera e dopo aver toccato la velocità massima in discesa ci sarebbe da soffermarsi sulle colline tondeggianti che delimitano il banale nastro d'asfalto che stiamo percorrendo, il passaggio sulla gola del torrente Gravina e poi quello sul Bradano, ma la strada è troppo veloce e trafficata, anche quando ci spostiamo sulla bretella che scende verso Metaponto, così decido che prima dello svincolo per Pomarico niente inutili pericoli.
Finalmente svoltiamo su una strada meno frequentata e dopo un paio di chilometri iniziamo i tornanti del Piccolo Stelvio ad ogni tornante butti l'occhio verso il basso e vedi che la salita si popola sempre di più, ciclisti piccolissimi sullo sfondo della pianura, altri sulle rampe più in basso, quelli più in alto.
Da subito Fabio sfodera un passo differente, Peppe invece ha qualche problema alla ruota posteriore e saliamo separatamente raggruppandoci solo in cima, succederà su tutte le salite, Fabio, poi Peppe poi dopo un bel po' io.
Dopo un brevissimo tratto la salita per Pomarico riprende, meno suggestiva ma più aspra, Peppe si ferma di nuovo per sistemare definitivamente la ruota, fino all'ingresso del paese, con il famigerato muro, degno di una classica del Nord!
09:25 ci ritroviamo al primo punto di ristoro, il Bar Lancione, il tempo di far compilare la carta di viaggio, un caffè un pasticciotto e si riparte.
Il percorso lo ricordo bene, ma è ben segnalato, e il tratto che gira a distanza intorno a Pomarico lo ricordavo però meno lungo, ad un certo punto Fabio mi chiede se la strada è giusta dato che non abbiamo incontrato nessuno e nessuno ci ha superato, sono più che certo e poco dopo becchiamo un fotografo appostato sul colmo di una salitella.
Quando la strada inizia a scendere adagiandosi sul terreno argilloso che riempie come onde del mare lo spazio incontriamo dei ciclisti fermi lungo la strada per una foratura, altri ci passano a tutta lungo la discesa, un altro breve tratto in salita poi la discesa finale verso Pisticci scalo con un fondo davvero in pessimo stato.
Lasciamo alle spalle le creste argillose di San Giacomo e attraversiamo la piana del Basento aggregandoci ad un gruppo di ciclisti che lasciamo per far rifornimento alla fontana posta al bivio di Pisticci.
Ripartiamo e si forma un gruppetto di una decina di ciclisti con i quali attraversiamo la statale 176 fino a Craco Peschiera e poi lungo la strada che inizia a salire su per Craco, il paese fantasma.
In prossimità della prima curva secca in salita il gruppetto si allarga e ognuno sale del proprio passo.
Lentamente vedo scomparire tutti per poi vederli ri-comparire in maniera graduale ai tornanti sopra quello occupato da me, anche guardando in giù si vede altra gente che sale, qualcuno mi passerà a metà salita.
Io comunque me la prendo con comodo, senza andare mai in affanno e uscendo anche dalla strada asfaltata quando un brevissimo sentiero sterrato ti apre la vista al paese che affiora dallo sperone di roccia.
Il secondo punto di controllo invece si trova in cima sulla parte del paese adagiata sul movimento franoso che nel 1963 diedero il via al progressivo abbandono del paese che divenne definitivo dopo il disastroso terremoto del 1980.
11:40 Pane e nutella e poi si riprende la discesa, anche questa volta non riesco ad immortalare come si deve la chiesetta Santa Maria Stella, arriviamo alla deviazione tra percorso lungo e percorso corto, giriamo a destra e procediamo in un mare verde mosso dal vento, lungo la strada procediamo con altri ciclisti, poi restiamo nuovamente in tre e con il vento in parte laterale e procediamo sulla Strada Cavonica seguendo da una prospettiva sospesa le anse del torrente Salandrella.
Ci avviciniamo lentamente alla deviazione per la strada vecchia che sale a Salandra, una jeep parcheggiata proprio davanti al cartello, il giallo s'intravede a mala pena, per fortuna ero in allerta da qualche chilometro.
Il mio ritmo in salita è calato ulteriormente con il risultato che i miei compagni di viaggio li vedo sempre prima alla quota successiva e poi a quella dopo, ma va bene così, voglio fare tutto il percorso e non voglio correre il rischio di piantarmi, salgo di comune accordo con il mio pranayama e mi godo il paesaggio e la scia di ciclisti sparsi sulla schiena del colle.
Peppe mi aspetta al bivio del campo sportivo, Fabio invece è sparito.
Il tempo di rifiatare ed eccoci arrancare in maniera più pesante sullo strappo della Montagnola, una bastonata nelle gambe... In cima tocchiamo la quota più alta del percorso corto 602 mt, le mie gambe iniziano ad accusare la stanchezza e si manifestano i primi dolori. Metto il rapporto più duro per scaricare la tensione lungo i 10 km che ci portano giù a Salandra Scalo sulla Basentana.
Terzo punto di controllo e ristoro presso il Motel Basentum, 14:00 timbro focaccia e coca cola!
Ripartiamo ancora tutti e tre insieme ma la salita di Grottole inizia subito dopo il passaggio a livello, i miei amici vanno su, io al solito, mi prendo il mio tempo per arrivare in cima tutto intero, questa, apparentemente è l'ultima fatica!
Quarto punto di controllo al Bar Quaranta a Grottole, forse troppo vicino, ore 15:00 salto le fette di pane con i salumi,credo, ho ancora molte scorte personali, prendo ancora della coca cola mentre alla fontana esterna riempio le borracce preparandomi gli ultimi sali minerali.
La discesa verso la strada Appia è velocissima, anche perché il traguardo ormai sembra dietro l'angolo.
Con il vento alle spalle e un falco che sorvola sulla nostra testa arriviamo rapidamente al bivio di Langarone. Passiamo sopra al Bradano prima che lo stesso si convogli nell'invaso artificiale di San Giuliano.
La strada comincia a risalire ancora, alle prime pendenze Fabio sparisce, Peppe invece rimane al mio fianco nell'ultima regolare ascesa verso Matera.
Il vento fa fluttuare le alte spighe di grano, un moto perpetuo che ci accompagna lungo i bordi della strada e che mi fanno sentire più leggero, le fatiche sono lontane e addolcite come il profilo del terreno circostante, superiamo Borgo La Martella, lasciamo la provinciale e prendiamo la strada che con le ultime rampe ci porta al punto di partenza, finalmente, dopo tanta fatica e perseveranza, il traguardo della Nove Colli Lucani che taglio per la prima volta in sella alla mia bicicletta!
16:30 ultimo timbro, attestato, medaglia da finisher, i complimenti di Pino.
Lasciamo le biciclette e filiamo al pasta party, dopo 28 giorni di astinenza, mi concedo anche la birra, ironia della sorte una Raffo (peccato).
Salutiamo Fabio che va via, questa volta in macchina, noi invece non abbiamo fretta, ci concediamo una doccia calda a 30 centesimi nella struttura sportiva che ospitava la partenza, lo sottolineo per evidenziare la meticolosa organizzazione che c'era dietro questa meravigliosa uscita in bicicletta, ancora bravi.
Giriamo la chiave del furgone e riprendiamo stremati e soddisfatti la strada di casa.

Lungo la strada della Nove Colli Lucani (lungo e corto) è un continuo scambio di energie chilometro dopo chilometro lasci qualcosa alle spalle riempiendo i vuoti con un panorama, un profumo, lo sguardo di un'anziano seduto davanti l'uscio di casa, il suono delle campane di una mandria dietro la vegetazione, il dolce profilo delle colline, il bianco accecante dei calanchi, i falchi che disegnano traiettorie di caccia nel cielo, i paesini arroccati, un mare verde rilassante. Una bellezza da rispettare, che paghi con la fatica.
Un'altra delle cose che unisce tutte le tipologie di ciclisti sono le emozioni che si provano pedalando, qualcuno le sa assimilare meglio di altri, qualcun'altro è talmente abituato che le lascia scivolare via velocemente, qualcun'altro se le gode in silenzio, a me piace raccontarle per condividerle il più possibile, per svuotarmi completamente e preparami per la prossima avventura.













































Grazie a Pino e a tutta l'organizzazione, a Peppe e Fabio per aver condiviso la strada, a Paola ed Emma.
Nel 2015 Ciccio, Lalla, Vera Silvia mi hanno seguito in macchina lungo tutto il percorso, aiutandomi e sostenendomi, a loro va una parte di questa medaglia, grazie! 


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