RONDE VAN ITRIANDEREN - TOUR DES FLOZONEHUNDRED

Per i primi tre mesi del nuovo anno ho messo da parte la buona abitudine di fare almeno un'uscita oltre i cento chilometri attaccandomi in parte alla poca preparazione su certe distanze dei miei più recenti compagni di pedalata.
Ad essere onesto non ho sentito la mancanza di queste uscite più lunghe al contrario quello che più mi dispiaceva era interrompere e tagliare un percorso...
Quando sei mediamente allenato le tue gambe possono portarti ovunque e superare qualsiasi ostacolo, ma in bicicletta entra in gioco la testa, avere voglia di andare avanti fino in fondo qualche volta è più difficile di continuare a pedalare senza sosta.

Ho dovuto mettermi nuovamente alla prova e vedere se la voglia e la forza di affrontare le piccole difficoltà c'era ancora. 
Ho iniziato a mettere mani su un vecchio percorso fatto qualche anno fa pieno di deviazioni e piccoli strappetti, per celebrare le corse nelle Fiandre ma mi sono fatto prendere un attimo la mano e non completandolo ancora, sono arrivato a 164 km x 1300 mt... Decisamente troppo.

Così ho steso un nuovo percorso meno sincopato e tortuoso di soli 100 km e 1300 mt di dislivello e in solitaria non avevo scuse per provare a vivere almeno un giorno da leone delle Fiandre.  

Partenza da San Simone, solita salita soft per Pilano e poi verso la Trazzonara. Il Sabato mattina la situazione per le strade è decisamente piacevole. Come al solito mi muovo lungo strade secondarie o veri e propri budelli. Salgo e scendo continuamente dalla schiena delle colline percorrendo, dopo anni, ancora strade nuove. Sono in un avvallamento del terreno che Cisternino più avanti sembra in cima ad una montagna vera e propria, poi sparisce tutto e dopo un muro verticale entro in un tunnel sotto la ferrovia. Trovo un bar qualche centinaio di metri fuori percorso. Quando punto verso Ovest il vento è forte e contrario, le nuvole potrebbero portare pioggia da un momento all'altro. Dopo 3h di pedalata e 50km ancora da fare (nella zona più rurale e selvaggia tra Martina Franca, Noci e Mottola) inizio a pensare a chi me lo fa fare, e se inizia a piovere? Se mi stanco? E la risposta è sempre la stessa, basta torno alla partenza. Lascio la mia traccia ricalcolarsi di continuo sul Garmin e prendo la via più breve e diretta per raggiungere la macchina. Poi vedo un angolo di campagna che brilla o lo sguardo interlocutorio di una mucca sul ciglio della strada e continuo, vado avanti per altri chilometri, fino al prossimo ripensamento, contro vento o dentro una vegetazione impenetrabile quando dietro una curva spunta una masseria bellissima dove i cavalli girano liberi fin sotto l'uscio di casa, ripagandomi per non aver abbandonato E pedalo, su pendenze a doppia cifra cercando di traguardare l'orizzonte prima con il pensiero che con la vista. Per qualche centinaio di metri devo camminare scortato da un maremmano di guardia ad una grossa mandria di mucche in località Croce Grande. A ottanta chilometri posso tagliare decisamente verso la fine, uno sguardo alla mappa ma vado avanti sulla traccia che torna ancora indietro, poi gira ed entra decisa nel cuore della Murgia per poi uscire nuovamente sulla strada principale che percorro per qualche chilometro fino alla discesa finale.
102km per 1300 mt di dislivello non sono niente in confronto al viaggio che la testa può fare in queste situazioni o agli alti e bassi che l'umore, anche di un corpo allenato deve affrontare prima di affacciarsi sull'orizzonte e capire che valeva la pena arrivare fino in fondo!
 






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