SAN SIMONE SATURDAY SESSION

Eccomi di nuovo qui, parto da San Simone all'orario in cui solitamente andavo via, la tramontana rinfresca l'aria del primo pomeriggio.
Lascio alle spalle il rettilineo assolato verso la masseria Pilano, un canale al centro di due frequenze dissonanti di cicale.
Inizio la salita del bosco in un nuovo silenzio interrotto solo dal cinguettio di invisibili volatili e la catena che scorre tra i pignoni che imita meccanicamente le cicale ... La strada è tagliata a metà dall'ombra degli alberi ed io avanzo nella parte più scura, salgo con una temperatura perfetta e tutta la tensione che solo una mezz'ora fa mi attanagliava lo stomaco si è dissolta, trasformata in energia positiva dalla fotosintesi, click, mi fermo per una foto mentre sento il sibilare di un ciclista che scende a tutta velocità.
Sono ormai arrivato in cima ed oggi, al solito incrocio, decido di proseguire verso Martina Franca,
Di chiacchiere in questi giorni ne sono volate tante, pesanti e rotonde.
Quando arrivo nel centro abitato salto le solite strade e salgo per il Divino Amore, pur non essendo un grandissimo fedele, sono attratto dall'architettura religiosa dalla sue, alle volte singolari, storie e dalle simbologie, i vari Giri delle Sette Chiese lo testimoniano.
Proprio mentre passo sotto le tre croci del Golgota una biscia mi striscia davanti alle ruote, ed io la seguo nel suo basculante e rapido andamento attraversare tutta la strada, salire sul marciapiede, cerca invano di salire, con una propensione verso l'alto, sulla recinzione che la separa dalla campagna, ecco l'allegoria dell'ultimo periodo, un essere strisciante che intralcia la mia strada ... Avrei potuto passarti sopra in qualsiasi momento, ma non sei un serpente nero, sei un verme, la seguo ancora per un po', poi vado via, ma ormai conosco i tuoi movimenti.
Controllo la mappa online, non ho preparato niente e non so cosa fare.
Dopo vari ripensamenti, prendo la strada per Noci.
Il cielo ormai è completamente libero e per strada incrocio solo furgoni di ritorno da qualche mercato.
Intorno il paesaggio della Murgia, una collina dopo l'altra, campi color oro e il verde dei boschi, nell'aria trasportata dal vento un persistente odore di stalla.
Svolto, prima di arrivare a Carpari, su una via laterale, attraverso la campagna incrociando un bambino che arranca sulla sua bicicletta su un dosso al 6 %, dopo una serie di curve, discese e continue risalite incrocio la strada per Mottola e percorro in senso inverso la strada di due giorni fa, puntando verso il Pallone.
Le abitazioni si diradano sostituite da campi sterminati e mandrie al pascolo. tutto incorniciato da una coltre di lecci e faggi e querce.
Mi fermo per fotografare cavalli, mucche, la mia presenza dietro un muro a secco insospettisce dei maremmani al seguito della mandria che iniziano ad abbaiare e rincorrermi, per mia fortuna, non varcano mai il confine di pietra tra il loro dominio e l'asfalto pubblico ... mi dileguo nascondendomi dietro un nuovo frastuono di cicale ed il rumore dei campanacci.
Un breve tratto sulla Martina-Massafra poi taglio verso le antenne, l'elicottero, ancora attraverso il bosco e la percezione di stalla.
Scendo rapidamente dalle Voccole senza soffermarmi troppo sul panorama. Ho ancora del tempo a disposizione così salgo nuovamente da Pilano.
La situazione è leggermente cambiata, si percepisce meno silenzio, le ombre sull'asfalto hanno preso forme diverse, le cicale, non ancora accordate, friniscono con meno insistenza, non trovo nessuno l'aria sembra incontaminata respiro avidamente il copertone che si consuma sull'asfalto viene sopraffatto dall'erba a bordo strada, il muschio sui massi, la corteccia umida, il sottobosco che s'inoltra e diventa impenetrabile alla vista.
Con un ritmo decisamente più sostenuto, di nuovo in cima. Questa volta vado verso San Paolo, al semaforo la fila, ancora sostenibile, delle auto in movimento per un fresco sabato pomeriggio, ancora un breve tratto prima di sparire per 4 minuti, inghiottito nel canyon dell'Orimini (il mio miglior tempo) poi eccomi ancora davanti ad uno scenario completamente aperto verso il mare.
Rientro dolcemente verso San Simone e visto l'orario inusuale, al posto della solita birra, prendo un gelato alla frutta, leggo una scritta sul muro del locale:
"Non puoi comprare la felicità ma puoi comprare un gelato che più o meno è la stessa cosa"
Penso che la felicità che togli agli altri non può restarti dentro, non è un liquido che riempie ogni spazio vuoto, è come una pasta e una volta modellata non puoi più farci niente, non la prendi e la sposti dentro di te, è solo un'illusione, pensi di essere più felice se vedi gli altri meno felici di te ...
Dovrebbe essere il contrario!
Non lascio cadere neanche una goccia ...
"Questo gelato è solo acqua è frutta!"


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