RANDONNEE DELLA VALLE D'ITRIA

Ho perso peso, il mese scorso ho superato quota 1000 km (altro che pensione), ho provato il percorso della Randonnèe in due uscite da 100 km l'una nelle due settimane precedenti all'evento e sabato stregato da una fantastica litoranea settembrina mi sono pedalato in relax 80 km.
"Randonnée: né forte né piano, ma sempre lontano” e 209 km è la distanza che mi porta più lontano di tutte quelle fin qui percorse, anche se si parte e si arriva nello stesso punto.
L'idea iniziale era quella di dormire ad Ostuni in sacco a pelo per evitare la levataccia e il trasferimento da Taranto, ma le varie prove fatte in macchina non promettono niente di buono e non mi va di portarmi dietro la tenda e altra attrezzatura, così devo ripiegare sullo spostamento prima dell'alba.
Quando arrivo nel parcheggio, che è ancora buio, ci sono solo le macchine degli organizzatori e quella di Andrea che invece si è accampato da ieri.
Mentre ancora si collega il computer con la luce della torcia dello smartphone ho il tempo di andare con tutta calma in bagno, ritirare il kit di viaggio, il pacco gara, fare una sostanziosa colazione e iniziare a cambiarmi mentre il parcheggio inizia a riempirsi di auto e le biciclette aumentano a vista d'occhio come in una duplicazione cellulare a catena.

Sono pronto, con qualche chilo in meno, tanti km nelle gambe, il percorso provato per intero, almeno così credevo, e sono solo, come nelle mie migliori avventure, conosco il mio passo e i miei limiti e parto pochi minuti dopo le 07:00 mentre un drone si alza in volo, carta  di viaggio numero 80, dieci meno della paura.


sulla ruota di Ostuni
81 - Il percorso è segnalato e lentamente giro intorno al circolo tennis notando il gran numero di ciclisti parcheggiati ovunque. Lascio alle spalle il lato B (meno bianco) della Città Bianca prendendo la strada che poco prima avevo percorso in auto in senso inverso.
Procedo con calma anche se la strada è in leggera discesa, iniziano a passarmi i primi gruppetti con una pedalata decisamente più vivace, e già alla prima deviazione significativa, quella dove si lascia la provinciale e si entra nella contrada Boccadoro, vedo ciclisti che tornano indietro per aver visto la freccia (alcune davvero piccole) troppo in ritardo.
Lungo questo stretto tratto di strada che zigzaga e sale nella campagna in direzione Ceglie vengo raggiunto da un bel gruppetto proveniente da Lecce che sembra avere il mio stesso passo.
Sono molto affiatati e simpatici, scambio qualche chiacchiera e resto nella loro scia.
Una volta girati intorno alla Masseria Tamburo terra rossa e ulivi si aprono sullo skyline di Ceglie Messapica dove dalle squadrate geometrie del vecchio centro storico sono ben definite la cupola della chiesa Santissima Assunta e la torre del castello ducale.
Il percorso segue la via esterna portandoci sulla strada che scende verso l'incrocio di Villa Castelli e Martina Franca, strada che ho fatto tantissime volte.
L'andatura è buona, e con costanza bevo e mangio qualcosa.
Ho voglia di caffè, che non ho ancora preso, ma pur di non perdere questa preziosa compagnia rimando la mia necessità a dopo, il Rouge&Noir e la Madonna della fontana sibilano rapidamente sulla sinistra mentre iniziamo a scendere velocemente dalla Specchia in direzione Grottaglie.
La vista nuovamente si apre verso la pianura in direzione Taranto lo specchio del Mar Piccolo luccica a distanza più in fondo e le scure ombre industriali a ridosso della città.
Prendiamo la strada per Crispiano in quella che è il primo brevissimo tratto di pianura dove far riposare un po' le gambe.
lo skyline di Ceglie
contrada Boccadoro
82 - Monti del Duca una delle salite più impegnative della Murgia Tarantina e che nel gruppetto, per provenienza geografica, sono l'unico ad aver fatto, ma si sa, questo conta poco nel ciclismo.
Dalla mia so però dove poter rifiatare e dove non dover esagerare per restare fresco il più possibile, in cima al Duca mancheranno ancora 160 km.

Ognuno affronta la salita del suo passo, sopraggiungono altri ciclisti che alla prima curva spariscono.
In cima, prima di entrare nel bosco, un ultimo sguardo alla valle sulla sinistra.
Arriviamo all'incrocio e seguendo le frecce iniziamo un tratto di strada che non avevo mai percorso.
Sono sempre ben disposto a lasciarmi avvolgere da scenari nuovi, soprattutto se dietro qualcuno si è sbattuto per portare altri ciclisti lungo le sue innumerevoli uscite in campo e devo dire che questo, come tutti gli altri tratti a me completamente nuovi risulteranno i più avvincenti.

Stradine strette una serie di dossi, curve e contro curve delimitate da muri a secco oltre i quali si apre ora il verde scuro del bosco, ora quello più chiaro di un campo coltivato, la terra rossa e il bianco della calce con cui sono trattate le pareti dei trulli e della maggior parte delle abitazioni.
Uno scenario "mondiale" che non ha niente da invidiare a quelli di Harrogate nello Yorkshire... Per di più senza pioggia e in una bellissima e serena giornata di fine Settembre.
La strada ad un certo punto ritorna familiare e senza troppi giri arriviamo al primo checkpoint/ristoro all'ingresso principale del centro storico di Martina Franca.


Monti del Duca tornante
Panorama dai Monti del Duca
Martina Franca
83 - Mentre faccio timbrare la carta di viaggio prendo due mini crostatine e riempio la borraccia d'acqua.
Al bar finalmente soddisfo la mia voglia di caffè, mentre aspetto che il "mio gruppo" sia pronto per ripartire incasso le critiche di un anziano sulla misura del mio telaio che quando pedalava lui era tutta un'altra cosa.
Si riparte e lasciata via Taranto alle spalle attraversiamo la linea ferroviaria della Sud-Est per addentrarci nuovamente su stradine strettissime fino ad arrivare al bivio di Pilano, che credevo far parte del percorso, invece giriamo per il ripetitore per scendere poi dalle Voccole. Alla fine della discesa ancora un attraversamento della linea ferrata e poi si svolta per la Pentima Rossa.
La strada non è mai monotona, anche in questi tratti che sembrano solo il trasferimento da una fatica all'altra non mancano improvvisi dislivelli da superare repentinamente il Muro del Cristo di Rio (per citare il segmento di strava) è uno di questi.
Prima di prendere la strada per Noci ed iniziare la scalata verso il Piano della Cernera affrontiamo il tratto di strada più pericoloso, il lungo e stretto rettilineo che collega Martina a Massafra, circa sei chilometri prima di tornare nuovamente su una strada poco trafficata.
La giornata è bellissima ed il caldo comincia ad essere più intenso.
Prima di salire mi fermo ad un rubinetto a parete perdendo i miei compagni di viaggio che invece iniziano la scalata.
Non mi perdo d'animo e comincio la salita senza nessuna foga di recuperarli.
Riuscirò a superare i più affaticati lungo la salita e ricompattarmi con tutto il resto del gruppo nei pressi dell' Azienda Agricola Sant'Angelo di Piccoli più avanti.
Di nuovo tutti in gruppo si riprende la strada verso Alberobello, l'odore di letame è persistente e respiro a pieni polmoni, intorno al km 95 sopraggiunge un gruppo di ciclisti con una pedalata più frizzante e non appena riescono a risalire la testa del gruppo la velocità di crociera cambia sensibilmente.


ripetitore RAI
tra Noci e Alberobello
84 - Perdo gradualmente contatto, e quello che inizialmente sembrava la mia stessa andatura, dopo 100 km fa sentire la sua progressiva differenza, arrivano i primi crampi.
Per qualche minuto sprofondo nel panico, ho paura di non finire, ho il terrore di fermarmi, inizio a farneticare su come tornare indietro!! Poi faccio tesoro di tutte le mie conoscenze, la respirazione in anni di pratica yoga, lo stiramento delle fasce muscolari grazie alle sedute dalla posturologa, spingendo, dove possibile, il rapporto più duro possibile e con enorme sofferenza, mentre lungo la strada altri ciclisti mi sfilano arrivo al secondo checkpoint/ristoro nei giardini davanti la chiesa trullo della zona monumentale di Alberobello!
Lascio la bicicletta, stiro un po' le gambe, mi avvicino al ristoro, focaccia, una banana, dell'uva, un numero imprecisato di fettine d'arancia e acqua. Faccio timbrare la carta di viaggio mentre il drone svolazza nuovamente sulle nostre teste e gruppi di curiosi stranieri osservano questa festosa mandria di affamati uomini e donne in lycra.


Alberobello
85 - Lascio Alberobello con le gambe ancora indolenzite, il mio pensiero costante è quello di non fare più errori e gestire lentamente la crisi, prima di Correggia si affianca un ragazzo con cui scambio due chiacchiere, gli dico dei crampi e lui mi ammonisce dicendomi che ho sbagliato gli integratori, lui da quando usa quelli *** sta sempre bene prende tre bustine nel giro di un'ora prima di ogni prestazione, comunque è simpatico anche se dopo la discesa prende per il Canale di Pirro l'incrocio in contro senso!!
La salita della Pergola o casa Laterza, sempre per far riferimento a strava è un banco di prova decisivo per le mie gambe ed eventuali crampi, il mio amico si dilegua lungo la salita e quando arrivo in cima trovo un altro ciclista steso a terra in preda ai crampi. Per sua fortuna aveva una macchina al seguito e l'autista gli sta tirando le gambe, al contrario le mie hanno tenuto bene e mi dirigo verso Santa Lucia.

A questo punto la Jeep bianca che prima stava soccorrendo lo stanco ciclista mi sorpassa con la bicicletta montata dietro al porta bici, dopo non molto ritrovo il mio amico che serenamente cammina nei campi con la bicicletta di fianco, gli chiedo se va tutto bene e lui mi dice che sta cercando un posto dove "espletare", sarà colpa di tutti quegli integratori??
In questo tratto di strada ritrovo la fiducia in me stesso telefono a casa rassicurando che va tutto bene e mi pavoneggio un po' nella chat WhatsApp di ridefloz!

Nel tratto verso Impalata incrocio nuovamente la Jeep bianca questa volta senza bicicletta dietro (??!).
Vengo affiancato da altri due ciclisti con cui scambio due parole, prima della lunga discesa panoramica verso Monopoli.
Si svolta nuovamente verso la campagna e tra alberi di ulivo che sfidano la forza di gravità, ognuno meriterebbe una foto per la sua contorna bellezza, si ritorna verso Fasano, lungo la strada un nuovo checkpoint, timbro e prendo dell'acqua e prima di iniziare la salita ritrovo e mi accodo nuovamente a parte del gruppetto di Lecce.
Quando inizia la salita, ancora ed inesorabilmente, mi stacco e devo affrontare tutta la salita da solo sotto un caldo torrido.

La strada sembra non finire mai e il mio sguardo è quasi sempre rivolto ai pedali, sono concentrato sulla fatica perdendomi il bellissimo panorama che scorre di fianco la strada.
Sono in cima per l'ennesima finta pianura verso la Selva di Fasano.



trulli
Impalata
Adriatico
86 - Certezze e Incognite. So che dopo lo strappo dell'hotel Miramonti e prima della discesa mi aspetta una fontana di acqua fresca sotto gli alberi.
Tolgo il casco ed i guanti e mi do una rinfrescata generale, quasi cercando di lavar via la stanchezza, bevo in abbondanza e riempio la borraccia e poi mi godo la discesa.

Nella mia ricognizione avevo tirato dritto per Laureto invece il percorso prevede l'avvicinamento a Locorotondo da una strada più suggestiva passando il bosco Talinaro (toponimo IGM), c.da Cupa fino a San Marco e anche qui non mancano le sorprese lo strappo monte Abele e Tallinaio uphill ...
Vengo superato da altri ciclisti e tra le geometrie di un muretto a secco la vegetazione primordiale e le ordinate piccole coltivazioni arrivo al checkpoint/ristoro di Locorotondo posizionato sulla balconata affacciata sulla Valle d'Itria... Che poi valle chi l'ha detto?
Faccio un movimento scomposto per scendere dalla bicicletta, ma le gambe si pietrificano e riesco a restare in piedi non so per quale strana legge fisica, cerco aiuto per scendere dalla bicicletta, ma becco l'unico con la clavicola rotta (probabilmente un ciclista) resto immobile cercando di tirare li muscoli delle gambe da fermo. Quando sono sicuro di non cadere lascio la sella e abbandono la bicicletta su un muro.
Faccio un po' di stretching sulla ringhiera e poi vado al ristoro, mangio ma non ricordo cosa, timbro e ritorno verso la ringhiera dove scambio qualche chiacchiera in inglese con un gruppo di biondissimi turisti olandesi che con biciclette a noleggio si stanno girando la Valle d'Itria, infatti gli avevo incrociati lasciando Alberobello qualche ora prima, che per loro deve essere come la cordigliera delle Ande!
Ormai ai ristori vedi quasi sempre le stesse divise, le stesse biciclette e sono visioni rassicuranti perché anche se le hai perse lungo il percorso (nel mio caso restando indietro) ti ricordano che anche se con tempi diversi, si può arrivare allo stesso punto.


bosco Talinaro
la Valle d'Itria
87 - Riparto da solo cercando di sgranchire il più possibile le gambe passo dalla chiesa di Trito per poi infilarmi nelle stradine che serpeggiano verso Cisternino, dopo una cava mi fermo per godermi il panorama, che mi ero perso per la troppa stanchezza risalendo verso Impalata. Resto per un minuto affacciato su un teatro naturale separato dallo spazio aperto verso l'Adriatico solo da pietre e vegetazione.
A Cisternino ultimo punto di controllo, al ristoro prendo solo della frutta, mentre al bar poco distante mi compro un cono gelato, credo manchi poco, lo stradone verso Caranna poi la veloce discesa verso il mare e l'unico vero tratto in pianura prima di risalire per Ostuni.
 pietre e vegetazione
Cisternino interno bar pasticceria
88 - Invece la segnaletica ci porta verso Casalini e poi in un continuo cambio di direzione su stradine strettissime e asfaltate male, che quasi mi sembra uno scherzo, sempre in tensione nel sali e scendi perpetuo. Un tratto che a qualche giorno di distanza definisco il più entusiasmante di tutto il giro, ma che durante la pedalata, complice la stanchezza e la voglia di arrivare, ormai il prima possibile, ho più volte maledetto.

89 - Finalmente Caranna e finalmente la discesa, poi ancora una variazione al percorso iniziale, si gira per Speziale e invece della complanare si segue un percorso più cicloturistico (il vicino albergabici, la via Traiana) in mezzo agli ulivi e ai campi. Per un attimo costeggio la ferrovia, ormai non faccio più caso ai ciclisti che mi passano, alcuni a velocità ancora ragguardevoli, mi godo il silenzio dell'ultima domenica di Settembre, l'aria tiepida, il silenzio della campagna e il suono della catena che ormai gira sempre sugli stessi pignoni.
Manca poco, quando dietro gli ulivi appare il profilo bianco di Ostuni che si mostra, da questa parte con il suo lato migliore, quello che abbaglia la vista.
Queste sono quelle sensazioni che per un attimo ti svuotano la testa, ti resettano la fatica, un'immagine rapida che è la risposta semplice ai tanti "Ma chi te la fa fare??".
Però bisogna risalire ancora Ostuni mentre scorre lungo la provinciale e poi sulla panoramica un traffico che per 200 km avevo scordato esistere.
Stringo i denti (ma non troppo) e ormai sono alla fine, sotto l'arco per l'ultimo timbro e la medaglia ricordo di questa mia prima Randonnèe da 200 km.

quasi fatta
90 - La paura di non farcela, la paura e la voglia di essere solo (come canta Baglioni)
Un percorso bellissimo, ma anche durissimo, salite impegnative, Monti del Duca, la scalata a Piano della Cernera, ma soprattutto un'infinità di dossi, strappi e muri da togliere il fiato, paesaggi e panorami, anche per chi li conosce come me, sempre entusiasmanti, soprattutto se visti da punti d'osservazione differenti ed insoliti, sicuramente un percorso non per tutti, ma che se spezzato in più parti può essere pedalato da tutti, soprattutto in questo periodo, lungo le strade non si trova la confusione dell'estate e anche senza checkpoint i punti di ristoro sono praticamente ovunque.

Un grazie a tutto il lavoro svolto da Bici Club Ostuni per aver dato vita a questa credo duratura manifestazione, un po' come tutti faccio notare la segnaletica, in alcuni punti troppo piccola e per la prossima volta suggerisco una maggiore e più severa attenzione al dopo ristoro, ritrovare le bottigliette di plastica lungo la strada è davvero triste Rispettate l'ambiente. Utilizzate i cestini per i vostri rifiuti al punto 13 del vademecum ricevuto alla partenza credevo fosse un inutile e superflua avvertenza per chi va in bicicletta, ma non tutti siamo uguali, anche se condividiamo la stessa passione prima di essere ciclisti bisogna allenarsi ad essere uomini.


209 km - 9h43'44" - 3.938 mt

Commenti

  1. Mi hai fatto emozionare, anche se sono stato uno degli artefici dell'organizzazione di questa manifestazione ho provato dei brivi piacevoli nel leggere quello che tu hai descritto minuziosamente e con grazia questa 1^ Randonnee della valle d'itria. Complimenti per tutto e buone pedalate

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